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24 agosto 2021

Serie A 2021-2022. Andata

Cagliari-Spezia 2-2 - Milan-Cagliari 4-1 - Cagliari-Genoa 2-3 - Lazio-Cagliari 2-2 - Cagliari-Empoli 0-2 - Napoli-Cagliari 2-0 - Cagliari-Venezia 1-1 - Cagliari-Sampdoria 3-1 - Fiorentina-Cagliari 3-0 - Cagliari-Roma 1-2 - Bologna-Cagliari 2-0 - Cagliari-Atalanta 1-2 - Sassuolo-Cagliari 2-2 - Cagliari-Salernitana 1-1 - Verona-Cagliari 0-0 - Cagliari-Torino 1-1 - Inter-Cagliari 4-0 - Cagliari-Udinese 0-4 - Juventus-Cagliari 2-0


Cagliari-Spezia 2-2

23 agosto. Semplici predica autostima e personalità, ma la sua squadra non riesce ad esprimerla sempre. Così si spiegano i due volti della partita.
Nel primo tempo il Cagliari ha sofferto molto il gabbione costruito dallo Spezia tra le due trequarti. I rossoblu hanno subìto la pressione alta e asfissiante degli ospiti, senza riuscire quasi mai a superarla anche a causa di un gioco sotto-ritmato che permetteva agli spezzini di chiudere facilmente tutte le linee di passaggio. La squadra di Motta ha lasciato al Cagliari l'onere di fare la partita, puntando tutto sulle ripartenze veloci e sulla pericolosità di Gyasi, spina nel fianco cagliaritano per tutta la gara e autore del primo gol. Poche volte Joao Pedro e compagni sono arrivati dentro l'area avversaria e l'unica palla-gol procurata è stata clamorosamente sciupata da Walukiewicz (forse con la testa già a Torino).
Nel secondo tempo altra musica. Non che il gioco del Cagliari sia migliorato tantissimo, ma almeno i rossoblu hanno "tirato fuori gli attributi" (come dicono quelli fini), aumentando la velocità di esecuzione della manovra d'attacco e le occasioni per segnare sono arrivate di conseguenza. Subito una per Pavoletti, poi quella tradotta in gol da Joao e poi diverse altre occasioni per il 10 brasiliano. Nel frattempo gli altri avevano raddoppiato, finalizzando un'altro rovesciamento di fronte, ma questo va a maggior merito dei cagliaritani, che non si sono fatti abbattere e dopo il primo gol di Joao hanno raggiunto il pareggio con lo stesso JP10, che ha messo a segno un calcio di rigore guadagnato da Pavoletti. La partita si poteva anche vincere, se i ragazzi di Semplici l'avessero capito prima.
C'è ancora tanto da fare. A parte l'abitudine mentale a presentarsi subito con il piglio giusto, ci sarebbe da mettere in campo un po' più di ordine tattico. Ad esempio, in certi momenti si è visto Carboni più esterno e più avanti di Dalbert; immagino che fosse una richiesta di Semplici, ma a quale scopo?
Quando Pavoletti ha cominciato a giocare più dentro l'area di rigore, i frutti del suo lavoro sono arrivati. Il calcio in fondo è uno sport semplice, se le punte fanno le punte le cose vanno meglio.
Nandez ha onorato l'impegno e ha dato vita a due o tre spunti da grande giocatore. Non mi sono piaciuti i centrali difensivi, compreso Godin; troppo lenti nel prendere posizione, facili vittime dei rapidi attaccanti spezzini. E poi ci vuole un giocatore che sappia dettare i ritmi giusti, che abbia visione di gioco e sappia innescare gli attaccanti. Materia per Capozucca e Giulini.

Milan-Cagliari 4-1

29 agosto. C'è poco da dire, è stata una partita senza storia, a senso unico rossonero. Basti pensare che il risultato finale è maturato in 43' minuti di gioco. Nel secondo tempo il Milan si è limitato a "spaventare" ogni tanto il Cagliari.
Cosa salvare della partita dei rossoblu. Poche cose. Il discreto quarto d'ora iniziale, culminato con il gol di Deiola, durante il quale il Cagliari ha provato, quantomeno, a portare insidie nell'area milanista; un buon momento nella seconda metà della ripresa (quando però il Milan aveva già tirato i remi in barca), culminato con il bel calcio di punizione di Lykogiannis, respinto a fatica da Maignan; tra i singoli, le buone prove di Carboni, autore di due interventi difensivi importanti, e Pavoletti, più brillante di Joao Pedro e sempre attivo in area di rigore avversaria.
Per il resto, la squadra di Semplici ha costantemente subito l'aggressività, la velocità e la qualità tecnica degli avversari. In certi momenti i rossoblu sembravano naufraghi in mezzo ad una burrasca. Troppo più forte il Milan, questo senza dubbio; ma mentre Semplici si appella agli "episodi" che "decidono le partite", la sua squadra non ha ancora una identità di gioco certa. Servono rinforzi, specialmente in difesa e a centrocampo; non sono sicuro che basteranno a raddrizzare la barca rovesciata, ma è vero che Semplici è un allenatore adatto per raggiungere "l'obiettivo salvezza". Con un po' di fortuna e qualche giocatore in più.

Cagliari-Genoa 2-3

La lotta per salvarsi è cominciata da tre settimane ma il Cagliari non c'è ancora. La squadra di Semplici l'aveva cominciata pure bene la partita con il Genoa, con grinta e voglia di arrivare dentro l'area avversaria. Il gol di Joao Pedro, che ha trasformato il calcio di rigore conquistato da Keita, non è stato casuale; è maturato perché il Cagliari lo ha cercato con buona costanza e determinazione.
Questo buon momento però è durato venti-venticinque minuti, poi il Cagliari ha giocato solo a sprazzi per il resto del primo tempo e per dieci-quindici minuti nel secondo. Quanto è bastato per controllare senza troppe difficoltà la prevedibile reazione genoana e segnare il gol del raddoppio con Ceppitelli. Due a zero dopo 11' nel secondo tempo. A quel punto era d'obbligo una partita lucida, attenta in fase difensiva ma non rinunciataria. Insomma, i rossoblu avrebbero dovuto controllare una gara che avevano in pugno. Invece, il crollo. Il Genoa ha ribaltato il risultato in meno di venti minuti. Con tre gol segnati di testa (Destro e doppietta di Fares).
Durante quei venti minuti il Cagliari è scomparso dal campo e si è lasciato travolgere. Ci sono delle attenuanti, perché Semplici non ha potuto schierare la formazione migliore, a causa degli infortuni di Godin, Strootman e Pavoletti, e a causa della precaria condizione atletica degli altri uruguaiani, appena rientrati dal tour de force sudamericano. Ma ci sono anche limiti e responsabilità tecnico-tattiche. Ad esempio, il 3-5-2, sul quale insiste Semplici, continua a non convincere. Gli esterni non sono giocatori adatti alla fase difensiva, tutti, a sinistra come a destra, tranne Lykogiannis, che però ormai sembra diventato la riserva di Dalbert; quando Ballardini ha individuato la falla e ha chiesto ai suoi di spingere sulle fasce come forsennati, sono iniziati i dolori cagliaritani. Forse bisognerebbe cominciare a pensare seriamente al più solido e rassicurante 4-4-2. 
Per non parlare delle sostituzioni. Cambiare Grassi (discreta prestazione) con Nandez, visibilmente a corto di energie, è stato un evidente errore dell'allenatore; lo stesso si deve dire per la sostituzione di Walukiewicz (buona prestazione) con Caceres, poco lucido e reattivo in occasione del gol di Destro. Se Grassi non riusciva più a tenere il campo, sarebbe stato opportuno provare altre soluzioni, ad esempio inserire al suo posto Bellanova; per quanto riguarda il difensore polacco, a meno che non avesse un problema fisico, non era necessario sostituirlo (e comunque, volendo proprio farlo, perché non pensare a Lykogiannis?).
La rosa sarà questa fino a gennaio e non è detto che allora arriveranno giocatori in grado di cambiare volto alla squadra. Intanto bisogna provare a fare entrare il Cagliari nella lotta per la salvezza. Questo compito spetta all'allenatore.

Lazio-Cagliari 2-2

In pochi giorni di lavoro con Mazzarri, il Cagliari ha ritrovato almeno il carattere, la volontà di combattere per ottenere un risultato positivo. Il nuovo allenatore vuole una squadra "camaleonte", capace di cambiare modulo e tattica non soltanto da partita a partita, ma anche dentro la stessa partita. Questo richiede il calcio moderno, secondo Mazzarri; si deve essere sempre pronti a disporsi nel modo più adatto per fare fronte a difficoltà di tipo diverso.
Quindi, pronti e via, si inizia con il 4-4-2, ormai desueto da noi. Caceres-Nandez a destra, Lykogiannis-Dalbert a sinistra; le due catene funzionano. Marin e Deiola in mezzo al campo fanno un buon lavoro di copertura, ma il rumeno si muove bene anche in appoggio alle punte. Ceppitelli e Carboni presidiano l'area, bene; il giovane tonarese commette un solo errore, purtroppo doloroso, quando non chiude in tempo su Immobile, ma non si può dimenticare che per il resto della partita ha limitato molto la pericolosità del centravanti azzurro. Funziona anche l'intesa tra Joao Pedro e Keita. Il brasiliano ha giocato una partita di grande spessore tecnico e agonistico. Il guerriero Ninja non c'è più, allora la veste del trascinatore l'ha indossata JP10. I due gol cagliaritani li ha progettati lui; il primo lo ha pure messo a segno, dopo avere dettato lo scambio a Marin, il secondo lo ha servito su un piatto d'argento a Keita, dopo essere entrato di forza in area di rigore laziale.
Funziona il modulo, che permette alla squadra di essere più compatta, meno esposta alle scorrerie degli esterni avversari e alle incursioni per vie centrali. La Lazio, in pratica, ha attaccato per 95 minuti, ma Cragno ha fatto la prima parata impegnativa dopo più di mezz'ora e ha capitolato solo davanti ai due tiri imparabili di Immobile e Cataldi. Poi ha dovuto fronteggiare solo l'arrembaggio finale dei padroni di casa, con il Cagliari ormai tutto arretrato a difendere. Tutti, quelli dello starting eleven come pure i subentranti, hanno dato il loro contributo positivo, tutti meritano almeno la sufficienza, ad eccezione forse di Zappa; l'esterno destro ha sofferto molto Milinkovic Savic, e rimediato due gialli e l'espulsione in trenta minuti di gara, confermando che il mestiere del difensore non è il suo mestiere.
Dunque, nel complesso il Cagliari ha prodotto una grande prestazione e conquistato con merito un ottimo punto. Ora servono conferme, prima di poter dire che i rossoblu abbiano svoltato e possano fare un campionato tranquillo. La ritirata catenacciara finale, dovuta anche al calo atletico, non è piaciuta a Mazzarri ed è uno dei punti sui quali il tecnico avrà da lavorare.

Cagliari-Empoli 0-2

Era chiaro, dopo la bella prestazione di Roma, che si dovesse stare con i piedi ben piantati a terra; che non si potesse pensare di avere magicamente risolto tutti i problemi emersi durante la gestione di Semplici. Ma il Cagliari, contro l'Empoli, è andato oltre le ipotesi più pessimistiche.
Della squadra volitiva e dinamica vista contro la Lazio non è rimasto niente. I toscani hanno subito aggredito a tutto campo e i rossoblu non sono quasi mai riusciti a spezzare il predominio della squadra di Andreazzoli. Nel primo tempo si conta un solo vero tiro in porta dei cagliaritani, quello di Lykogiannis, respinto con bravura da Vicario. Nel secondo, i giocatori di Mazzarri hanno provato a fare qualcosa in più e, certo, il palo colpito da Keita grida vendetta; ma se poi guardiamo bene, è stato l'Empoli a raddoppiare e ad avere più occasioni da rete dei rossoblu. Mentre gli altri continuavano a tenere il campo con autorità e si rovesciavano pericolosamente in contropiede tutte le volte che l'affannosa manovra cagliaritana s'interrompeva, l'armata di capitan Joao appariva sempre più in deficit di idee e di gamba.
La squadra sarda ha dimostrato di non avere (al di là del modulo, cioè dello schieramento in campo) una strategia di base sulla quale costruire automatismi di gioco fluidi ed efficaci; e di non avere recuperato le energie spese nella partita di tre giorni fa. Allora viene da chiedersi, seriamente, che tipo di preparazione sia stata fatta durante l'estate e, sempre seriamente, se certi staff tecnico-atletici siano all'altezza di svolgere il compito per il quale vengono ingaggiati e pagati, cioè approntare una squadra per il campionato di serie A. La precisa sensazione che si ha oggi, è che il Cagliari non abbia imparato molto nella fase del precampionato e che Mazzarri debba lavorare su un prodotto ancora molto grezzo, cominciando praticamente da zero. Per il nuovo allenatore sarà durissima portare il gruppo ad una condizione accettabile per la serie A.

Napoli-Cagliari 2-0

Inutile scrivere tante parole su questa partita. Il Cagliari l'ha persa in modo molto più netto di quanto dica il risultato finale. Peggio, il Cagliari ha rinunciato a giocarla questa partita.
Mazzarri ha scelto di mandare in campo una formazione che dire abbottonata è dire poco. Joao Pedro unico attaccante, dietro di lui un muro di centrocampisti e difensori che non è riuscito ad impedire l'assalto napoletano alla porta di Cragno. I rossoblu, invece, non sono riusciti a produrre una sola azione pericolosa, né un solo vero tiro in porta. In conferenza stampa, Mazzarri aveva fatto riferimento alla partita di Roma per fare capire che tipo di Cagliari avrebbe voluto vedere. Solo che quel Cagliari era stato da lui schierato secondo un bel 4 4 2 dinamico, volitivo, intraprendente in certi momenti della gara. E tanto la fase offensiva quanto quella difensiva erano risultate convincenti. Al "Maradona" non si è visto nemmeno lontanamente quel Cagliari, si è visto solo il Napoli.
La tentazione di portare via un punto prestigioso dalla tana della capolista, serrando a catenaccio spazi e varchi davanti all'area di rigore rossoblu, è naufragata miseramente. Quindi giù il sipario, si deve voltare pagina. Mazzarri diceva di volere dimenticare rapidamente la brutta figura rimediata contro l'Empoli; ora dovrà dimenticare rapidamente anche quest'altra.
C'è la partita col Venezia all'orizzonte, un'altra partita "da vincere e basta".

Cagliari-Venezia 1-1

Il Cagliari ancora non riesce a vincere, un'altra diretta concorrente esce imbattuta dall'Arena rossoblu. La penuria di punti comincia ad essere preoccupante.
La squadra di Mazzarri è stata bene in campo per tutto il primo tempo, giocando con la giusta determinazione offensiva, passando in vantaggio e limitando il contrattacco veneziano ad un solo tiro pericoloso, quello di Johnsen, respinto da Cragno. In realtà la manovra offensiva cagliaritana non è stata proprio irresistibile, tranne nell'azione che ha portato Keita a segnare il suo secondo gol stagionale. Però i giocatori hanno messo in campo la voglia di arrivare al risultato, la voglia di fare la partita e tenerla in pugno, con Marin e Nandez in grande evidenza. Tutto quello che nella ripresa è mancato. Marin e Nandez hanno cercato di trascinare in avanti i compagni, ma molti di loro avevano già tirato i remi in barca, inspiegabilmente, almeno all'apparenza.
Invece le ragioni ci sono, ovviamente, anche se è difficile indicarne una su tutte. Piuttosto, sembra che la squadra rossoblu sia sotto lo scacco di una una serie di elementi negativi che si combinano tra loro. Mancanza di carattere in alcuni giocatori (mentre certi continuano a tirare il carro, altri si fermano di fronte alla reazione avversaria), deficit di preparazione atletica e tattica (che discende, evidentemente, da un precampionato fatto male), rosa non tutta all'altezza della serie A (problema anche di quest'ultima campagna acquisti, certo, ma che si trascina ormai da anni).
Che poi il gol di Busio sia arrivato in seguito ad una sfortunata deviazione di Caceres, poco importa. Il fatto è che il Cagliari non avrebbe dovuto permettere agli avversari di prendersi il campo e il timone della partita. Cosa che invece è avvenuta e per la quale si può dire che gli ospiti abbiano meritato il pareggio. Ancora tanto e non facile lavoro aspetta Mazzarri.

Cagliari-Sampdoria 3-1

La partenza del Cagliari è stata bruciante, pochi minuti sono bastati ai rossoblu per propiziare il primo gol di Joao Pedro. Il brasiliano ha giocato una partita strepitosa. Non solo per la doppietta, ma anche per essere stato un punto di riferimento costante per la manovra della squadra, mentre la sua intesa con Keita è arrivata già ad un livello più che buono.
Dopo quei primi minuti scoppiettanti il Cagliari ha rallentato e la Sampdoria ha reagito. Diversamente da altre volte però, i giocatori di Mazzarri hanno saputo mantenere una determinazione sufficiente a raggiungere l'obiettivo, che era la prima vittoria in campionato.
I doriani sono arrivati pericolosamente davanti alla porta di Cragno almeno due o tre volte per tempo e in una di queste occasioni hanno accorciato le distanze. Ma il Cagliari non ha smarrito la sicurezza nei propri mezzi, non ha lasciato campo libero agli avversari, come era accaduto con il Venezia. L'undici di D'Aversa attaccava, ma quello di Mazzarri non pensava solo a difendersi, pensava anche a spezzare l'iniziativa blucerchiata con contrattacchi che fossero dolorosi per gli ospiti e non semplici alleggerimenti. Il raddoppio messo a segno da Caceres era stato il primo frutto di questa forte disposizione mentale.
E dopo il gol doriano, con gli avversari che hanno provato ad aumentare la pressione offensiva, il Cagliari ha dimostrato di esserci ancora. Quando Cragno ha deciso di rimettere in gioco calciando molti metri fuori dall'area di rigore, non lo ha fatto per caso; avrebbe potuto perdere tempo, optare per un comodo rinvio dall'interno dell'area. Ma aveva visto il movimento profondo di Pavoletti e doveva servirlo a dovere. Il pallone è arrivato sulla testa del centravanti, che ha spizzato verso l'area della Samp. Nandez era alle spalle di un difensore, ma non ha esitato ad attaccarlo e portargli via il pallone di forza. Joao Pedro si è lanciato per ricevere l'assist e ha chiuso la partita.
Tutta l'azione è stata costruita con lucidità e caparbietà. Se il Cagliari è riuscito a conquistare la prima vittoria di questo campionato, non è stato per un colpo di fortuna, bensì perché i rossoblu hanno saputo stare fino all'ultimo con la testa nella partita. C'è ancora da migliorare, perché in certi momenti la squadra di Mazzarri ha permesso alla Sampdoria di tenere un po' troppo a lungo il pallone; inoltre, certi movimenti di reparto non sono sempre quelli giusti e la difesa traballa ancora troppo. Però questo può essere stato davvero il primo passo nella direzione giusta.

Fiorentina-Cagliari 3-0

Niente da fare, il Cagliari non riesce a dare sufficiente continuità al buon gioco e ai risultati positivi. Il problema di fondo sembra essere sempre lo stesso, la squadra che si disunisce alla prima difficoltà e poi non riesce a tornare in partita.
Così anche oggi. I rossoblu sono stati abbastanza presenti, lucidi e reattivi fintanto che la gara è rimasta sullo zero a zero, ma dopo avere incassato il gol su calcio di rigore sono crollati mentalmente e la Fiorentina ha dilagato. Certo, non è facile affrontare una trasferta impegnativa senza giocatori come Godin e Strootman; non è facile fare a meno poi anche di Caceres prima che si arrivi all'intervallo; e non è facile riprendersi dopo avere subito il gol per un calcio di rigore che è sembrato molto dubbio. Ma se un gruppo è un gruppo solido, compatto, dotato di carattere, allora una reazione dovrebbe produrla; scomposta forse, inconcludente forse, ma dovrebbe produrla. Dovrebbe vedersi la "forza morale" del gruppo, che non vuole cedere le armi senza lottare.
Invece, solo nel finale di gara, a risultato già compromesso, i rossoblu sono riusciti a muovere qualche azione offensiva degna di questo nome verso la porta avversaria. In parte questo è accaduto grazie alla combattività del subentrante Pavoletti, capace di ridestare qualcuno dei suoi compagni, in parte perché la ormai soddisfatta Fiorentina aveva deciso di sospendere i bombardamenti.
Un'altra prestazione sottotono e da dimenticare in fretta; fino a quando questa squadra (che ha pure limiti tecnici in alcuni giocatori) non si metterà in testa che ogni partita va affrontata con il famoso coltello fra i denti, il suo campionato sarà un percorso di grande sofferenza.

Cagliari-Roma 1-2

Questa volta, pur perdente, il Cagliari merita solo elogi. Di fronte ad un avversario molto forte, i rossoblu hanno tenuto la testa alta per tutti i 96' di gioco. La prestazione caratteriale c'è stata, ma c'è stata anche una buona espressione di gioco, come giustamente ha sottolineato Mazzarri nella conferenza post-gara. Insomma, la squadra ha confermato di potere stare in campo bene anche con assenze importanti (mancavano Caceres, Dalbert, Godin, Nandez e Strootman).
Significa che se la squadra riesce ad affrontare la partita con la giusta determinazione e lucidità, i sostituti dei titolari non sfigurano. E se Mazzarri può contare su una rosa pronta in ogni suo componente a dare il massimo, allora il futuro del Cagliari potrà essere più roseo di quanto non si direbbe oggi, classifica alla mano.
Il pareggio avrebbe premiato l'impegno messo in campo dai rossoblu, ma la traversa che si è opposta al gran tiro di Bellanova, uno dei migliori, quando la partita era ancora sullo zero a zero; e la grande parata di Rui Patricio sulla splendida deviazione volante di testa del rigenerato Pavoletti, il migliore in campo, hanno consegnato alle cronache la vittoria romanista. Pavoletti ha avuto anche l'opportunità di raddoppiare e, forse, chiudere la gara; purtroppo il suo possibile tiro a colpo sicuro è stato vanificato da una sfortunata scivolata.
Al netto di una traversa colpita anche dalla Roma, il bilancio alla voce sfortuna è sfavorevole ai rossoblu, ma, come dice Mazzarri, non bisogna cercare alibi; bisogna lavorare ancora di più per fare in modo che quel bilancio diventi positivo. Facendo un paragone con la partita di Firenze, i progressi cagliaritani sono evidenti. Adesso è giunto il momento di dare sufficiente continuità alle prestazioni e ai risultati, cominciando dalla trasferta a Bologna.

Bologna-Cagliari 2-0

Altra sconfitta, la terza di fila. Il risultato farebbe pensare ad una vittoria netta dei padroni di casa, ma le cose non stanno proprio così. Se però guardiamo al merito, allora sì, la vittoria del Bologna ci sta, se non altro perché gli uomini di Mihajlovic hanno giocato per ottenerla, quelli di Mazzarri solo per evitare la sconfitta.
E allora via con una formazione difensiva, messa in campo con il preciso intento di non fare passare l'avversario, affidandosi per il resto al solo contropiede. Il fatto è che l'unico contropiede dignitosamente condotto dal Cagliari è quello che, nel primo tempo, ha messo Zappa nella condizione di battere a rete. Senza successo, perché magari sarebbe stato il caso che nella posizione di Zappa si fosse trovato un attaccante. Ma questi giocatori il contropiede non sanno farlo, come dimostra l'altissimo numero di ripartenze rossoblu abortite, anche nelle precedenti partite.
E il Bologna? Ha fatto la partita, come era naturale che accadesse di fronte ad un Cagliari rinunciatario; ma l'entusiasmo del pubblico di casa per i suoi giocatori mi è sembrato eccessivo. La squadra felsinea ha attaccato, ha certamente giocato per prendersi i tre punti, ma il bel gioco è un'altra cosa. Oltretutto, Cragno non ha dovuto fare una sola parata degna di questo nome per tutto il primo tempo.
Tuttavia, quando si tratta della difesa del Cagliari (ormai lo sappiamo bene), il gol può arrivare anche in modo del tutto inaspettato. Così, da poco ripreso il gioco, Carboni e compagni si fanno disorientare da un velo di Arnautovic (buon giocatore, ma non è Ronaldo) e stendono il red carpet per la corsa di De Silvestri, che arriva da dietro, riceve da Medel e fulmina Cragno.
A quel punto il Cagliari dovrebbe cambiare passo, ritmo e intenzioni, ma non cambia quasi niente. Il Bologna potrebbe persino raddoppiare in un paio di circostanze, mentre i sostituti di cui può disporre Mazzarri non hanno alcuna influenza sul corso della gara. A partita quasi conclusa, Lykogiannis saetta un bel sinistro sul quale Skorupski non avrebbe potuto nulla, ma ai sardi manca anche quel pizzico di indispensabile fortuna. Finisce con i rossoblu confusi e nervosi, l'espulsione di Caceres ed il secondo, immeritato gol bolognese.
Con Semplici al timone il Cagliari ha ottenuto 0,3 punti a partita, con Mazzarri 0,6. La squadra rossoblu sembra un malato terminale, inguaribile, incurabile.

Cagliari-Atalanta

La quarta sconfitta consecutiva è maturata nel primo tempo. Il Cagliari è sceso in campo in modalità contenimento, con Joao Pedro attaccante solitario, centrocampo folto e difesa a quattro. La tattica conseguente, arginare gli assalti atalantini e cercare di colpire in contropiede. I bergamaschi non ci hanno messo molto a fare cadere il fortino di Mazzarri, ma il Cagliari ha trovato un contropiede vincente, grazie ad un lancio perfetto di Godin per la corsa di Joao, che ha segnato il pareggio. Il tema della partita però non è cambiato, l'armata Gasperini ha ripreso l'assedio e i rossoblu, quasi scontatamente, hanno incassato il secondo gol, che è quello che ha deciso l'esito finale della partita.
Nel secondo tempo il Cagliari è apparso subito più determinato ad offendere. Nell'intervallo Mazzarri deve avere chiesto ai suoi giocatori di cambiare atteggiamento, per cercare di raggiungere ancora la parità. I rossoblu hanno effettivamente cambiato volto, grazie anche alla decisione dell'allenatore di affiancare Pavoletti a Joao, e hanno cambiato pure il volto della gara. L'Atalanta, pur continuando ad attaccare per cercare il gol che avrebbe chiuso il match in anticipo, ha dovuto anche preoccuparsi di difendere la propria area di rigore. Le azioni bergamasche sono diventate meno pressanti, la difesa rossoblu ha avuto più respiro e il Cagliari ha pure avuto le sue occasioni per pareggiare.
Fermo restando che la sfida si presentava impari, il secondo tempo dei cagliaritani è stato buono e ha chiarito una volta ancora che la squadra di Mazzarri può fare bene, contro qualunque avversario, se gioca con attenzione difensiva ma anche con un assetto di squadra in grado di impensierire l'avversario di turno. Inoltre, se l'impostazione ultra-difensiva può essere giustificata di fronte a squadre molto forti, come l'Atalanta, non dovrebbe invece avere ragione di essere nel confronto con avversari che, almeno sulla carta, non surclassano il Cagliari (vedi gara di Bologna).
Se è giusto chiedere più impegno e combattività ai giocatori, è altrettanto giusto chiedere a Mazzarri di dare ai suoi uomini le armi giuste per affrontare nel modo migliore le diverse sfide.

Sassuolo-Cagliari 2-2

Se un tifoso avesse spento la tv o la radio dopo la prima mezzora di questa partita, avrebbe pensato che i padroni di casa, fino a quel punto padroni del campo e del gioco, avrebbero infine prevalso e condannato il Cagliari all'ennesima sconfitta.
In effetti, per tutto quel periodo di tempo i rossoblu sono rimasti schiacciati all'indietro e raramente hanno saputo portare azioni offensive verso l'area emiliana. Ma quel tifoso avrebbe fatto male a non seguire tutta la partita, perché il Cagliari si è poi improvvisamente destato e ha seriamente minacciato la porta di Consigli. Non solo, ha fatto decisamente di più, perché quando Scamacca ha portato in vantaggio i suoi (37'), la squadra di Mazzarri ha continuato a giocare in attacco, non si è demoralizzata (come è accaduto troppe volte in passato) e ha impiegato appena tre minuti a raggiugere il pareggio con la splendida semirovesciata di Keita (40').
Tanta roba, visti i tempi. Eppure c'è ancora un altro bell'acuto cagliaritano da raccontare, perché nel secondo tempo il Sassuolo ha guadagnato un rigore, "grazie" ad un intervento maldestro di Lykogiannis, ed è ripassato in vantaggio (51'). Beh, okay, partita chiusa, non riusciremo a recuperarla ancora - avrebbe detto il tifoso di prima. E avrebbe sbagliato ancora, perché i mazzarriani non hanno minimamente ceduto, sono rimasti con la testa ben ferma dentro la partita e, questa volta impiegando solo un paio di minuti in più, hanno nuovamente pareggiato con Joao, anche in questo caso con un calcio di rigore che lo stesso brasiliano si era procurato (56').
Insomma, dopo il primo e lungo momento buio, è emerso un Cagliari da applaudire. Come se in un solo attimo i rossoblu avessero chiaramente percepito e fatto proprio e applicato, quanto l'allenatore sta cercando di trasmettere loro fin dal suo arrivo. Mazzarri più di una volta, parlando con i giornalisti, ha richiamato il modello del "suo" Napoli, cioè di una squadra che fino oltre il novantesimo stava in campo per recuperare il risultato o per vincere la partita.
Al di là delle questioni tattiche, proprio questo si chiede ai rossoblu, di esserci fino alla fine, di non perdere mai la volontà di fare risultato. Contro il Sassuolo il Cagliari ha dimostrato di potere essere "una squadra di Mazzarri", le prossime, importantissime partite ci sveleranno se i rossoblu abbiano finalmente svoltato.

Cagliari-Salernitana 1-1

Ottanta minuti fatti come si deve, con grande determinazione, alla ricerca della vittoria. Il gioco e lo sviluppo della manovra rossoblu non sono stati eccelsi e colpisce soprattutto il grande numero dei passaggi sbagliati, dei palloni regalati agli avversari; però l'azione offensiva del Cagliari non ha avuto sosta, in certi momenti l'area di rigore salernitana è stata messa sotto assedio dai giocatori di Mazzarri, finché il gol è arrivato. Lo ha messo a segno Pavoletti al 73', nel giorno del suo compleanno, su assist di Joao Pedro; la premiata ditta tosco-brasiliana funziona ancora, funziona sempre, sebbene i due non riescano a giocare insieme tanto spesso negli ultimi tempi.
Poi però il Cagliari ha commesso di nuovo l'errore di arretrare troppo di fronte alla inevitabile reazione degli ospiti. Dopo un breve momento interlocutorio, gli ultimi dieci minuti regolamentari sono stati tutti della Salernitana, che ha buttato palloni su palloni dentro l'area cagliaritana, pareggiando infine al 90'. Nandez non si accorge di avere alle sue spalle Bonazzoli, che lo anticipa e tira in porta comodamente; Cragno sembra ben piazzato, ma il pallone lo infila proprio sul palo da lui protetto.
Gli errori individuali pesano, ma nel corso di una partita possono capitare. La vera ragione della vittoria sfumata è stata un'altra; è stata, ancora una volta, l'incapacità del Cagliari di fare fronte alla reazione della squadra avversaria. I rossoblu si sono rintanati all'indietro, senza più nemmeno affacciarsi dall'altra parte del campo, senza mai disporsi a contrattaccare; il loro unico obiettivo era - palesemente - quello di conservare il gol di vantaggio facendo muro passivo davanti alla propria porta.
Lo sfogo di Mazzarri nel dopo-partita vale più di ogni altro commento. Però bisogna già pensare alla prossima gara e a lavorare ancora di più sulla "testa" dei giocatori, perché il Cagliari è ancora ultimo in classifica.

Verona-Cagliari 0-0

Terzo pareggio consecutivo, può sembrare poco ma non lo è. Dopo quattro sconfitte consecutive questa mini-serie positiva è un bel toccasana; e poi ci ha permesso di lasciare finalmente l'ultimo posto in classifica. Roba che fa bene, fa morale.
Certo, anche ieri sera abbiamo visto una squadra rossoblu tutta votata alla difesa e con gli ormai noti problemi legati alla fase di ripartenza. Tanti palloni imprecisi, che hanno vanificato lo sviluppo della manovra offensiva. Il contropiede continua ad essere una specie di oggetto misterioso per i nostri calciatori, solo nel primo tempo ne abbiamo fatti abbastanza bene un paio, senza però essere davvero pericolosi nelle conclusioni in porta.
Sulla difesa, che è stata davvero buona per almeno un'ora, ha ragione Mazzarri: passi in avanti, dimostrazione di maggiore compattezza, pochi rischi corsi nel secondo tempo. Radunovic merita un applauso incondizionato, è stato all'altezza della situazione. Adesso, aspettando gli opportuni rinforzi dal mercato invernale, l'allenatore dovrà riuscire a mettere a punto i meccanismi che regolano la fase di gioco offensiva, perché, bene i pareggi, ma servono i tre punti per uscire dal fondo.
Mazzarri sta lavorando bene, con pazienza, a piccoli passi per non rischiare di perdere qualcuno per strada. Bello vedere uno come lui in panchina, sempre in piedi a dare indicazioni, ad incoraggiare, a fare la faccia cattiva se qualcosa non va. Uno al quale l'area tecnica puoi anche tratteggiargliela in rosso, ché tanto lui la sorvola e ci passa sopra a più riprese, come il Barone Rosso sulle linee nemiche. Ha tanto carattere il mister e voglia di non mollare. Pian pianino mi sembra stia riuscendo a trasmetterla ai suoi giocatori. Il cammino è lungo e difficile, ma possiamo farcela.

Cagliari-Torino 1-1

Mi sembra che sotto l'aspetto caratteriale sia arrivata una nuova conferma. Il Cagliari c'è, si impegna, ha voglia di combattere per risalire la china e conquistare il diritto a giocare in serie A anche nel prossimo campionato.
Il gol subito non ha scoraggiato la squadra rossoblu, che ha continuato ad inseguire il risultato positivo con determinazione. Il gol di Joao, in rovesciata, è stata però una perla solitaria. Il Cagliari ha portato diverse potenziali insidie alla porta granata, ma nessuna di queste si è trasformata in chiara occasione da gol. La manovra offensiva degli uomini di Mazzarri è ancora, nel complesso delle azioni, piuttosto faticosa e confusa. Certamente manca un play di ruolo, un calciatore che sappia dare ordine alla costruzione del gioco, che sappia rendere produttivo l'ultimo passaggio. Il mercato invernale dovrà necessariamente dare una risposta a questo problema.
Poi si sono visti ancora i tanti errori individuali. Quello di Cragno (secondo consecutivo) è stato molto grave e ha segnato la partita, ma tutti i rossoblu hanno fallito qualcosa o più di qualcosa. Sembra impossibile che giocatori di serie A possano sbagliare così tanti passaggi e cross, imprecisi quando comunque sono almeno recuperabili, del tutto male eseguiti quando si perdono nel vuoto o tra i piedi degli avversari. Non si può sottovalutare la forza e la ottima salute di cui gode la squadra di Juric, sempre corta, compatta, aggressiva col suo pressing asfissiante, veloce e pericolosa nel ripartire; certamente non è facile giocare bene contro un simile avversario, però sono davvero troppi gli "errori gratuiti", come si dice nel tennis, dei rossoblu.
Forse c'era anche molta tensione nei cagliaritani. Forse la conquista di una tanto agognata vittoria, che in un modo o nell'altro continua a sfuggire, basterà a scioglierli e a fare emergere i veri valori tecnici che almeno alcuni dei rossoblu, indiscutibilmente, hanno.

Inter-Cagliari 4-0

Perdere, contro la squadra più in forma del campionato, ci può stare; squagliarsi come neve al sole, no. Bastano le parole sconsolate di Mazzarri nel post partita per commentare la disfatta rossoblu di ieri sera. L'allenatore non sta chiedendo altro ai suoi giocatori, se non il massimo impegno, la volontà di combattere con il coltello fra i denti su ogni pallone.
Invece no. Contro l'Inter si è rivisto addirittura il Cagliari peggiore di questa stagione, quello travolto dal Milan alla seconda di campionato. Quel Cagliari senz'anima, molle, disarticolato, che getta la spugna alla prima difficoltà. Un Cagliari così ha davvero poche speranze di evitare la retrocessione, anche perché solo con la voglia di lottare e non arrendersi mai potrebbe sopperire alle carenze tecniche, emerse vistosamente anche ieri. Della fragilità difensiva si è detto tante volte, l'esperienza di Godin non basta, le grandi parate di Cragno non bastano (ma almeno consoliamoci con il fatto che il numero uno si è riscattato dopo le ultime deludenti prestazioni). Ieri è risaltata soprattutto l'incapacità di fare gioco del centrocampo, un reparto fatto di giocatori che non hanno estro, non sanno illuminare il gioco. Di fronte al centrocampo interista, Marin, Deiola e Grassi sembravano piccoli piccoli, ragazzini delle giovanili che stanno lì a guardare i grandi che giocano. Joao e Keita non hanno ricevuto un solo pallone giocabile. L'unico tiro che ha impensierito (ma mica tanto) Handanovic, è stato quello di Bellanova (il migliore dei cagliaritani insieme a Cragno).
Spero che la società sia consapevole dell'urgenza di adeguati rinforzi.

Cagliari-Udinese 0-4

Un altro disastro. Le carenze tecniche della squadra sono sempre più evidenti e pesanti. Con queste si è accentuata anche la fragilità caratteriale. Chiaramente, se non riescono nemmeno le giocate più elementari, i giocatori, oppressi dal macigno di una crisi che sembra senza uscita, mollano, non riescono più a tirare fuori nemmeno la combattività e la tenacia nell'inseguire il risultato, che fino a qualche partita fa dimostravano di avere.
Anche questa volta, subìto il primo gol dopo un passaggio sbagliato di Godin nei pressi dell'area di rigore, la squadra ha provato a reagire, ma lo ha fatto con i nervi a fior di pelle. Ne sono risultate azioni sempre più pasticciate, passaggi e lanci sbagliati in grande numero, attacchi quasi tutti senza degna conclusione. Solo un tiro di Pavoletti ha impegnato seriamente Silvestri. Poi più nulla.
Il centrocampo manca di qualità nell'organizzazione del gioco (anche questa non è una novità). Le punte ricevono pochissimi palloni giocabili e spariscono letteralmente nelle trappole delle difese avversarie. Se Joao Pedro deve rientrare fino alla sua trequarti per cercare di prendersi un pallone da portare avanti, vuol dire proprio che nessuno, alle sue spalle, sa inventare, creare, ispirare.
Anni di calciomercato fallimentare hanno prodotto questo risultato. Oggi abbiamo una squadra composta di giocatori al limite della pensione, che di grande hanno solo il passato, di giovani ancora troppo inesperti per incidere positivamente, di altri calciatori che la serie A non possono proprio farla, per limiti tecnici e di personalità.
Non c'è più Nainggolan, colui che l'anno scorso teneva in piedi la baracca praticamente da solo, che salvò il Cagliari dalla retrocessione e (temporaneamente) la panchina di Semplici. Mazzarri ha ereditato Strootman, uno che è sempre rotto, che non gioca più e che, quando ha giocato, ha dimostrato di non essere nemmeno l'ombra del giocatore che conquistò Roma.
Anche l'allenatore ha le sue colpe, io ne vedo due. Prima, quella di insistere con la difesa fondata sui tre centrali, nonostante non dia sufficienti garanzie di tenuta; seconda, quella di non avere mai preso in considerazione la possibilità di giocare con due punte e un trequartista, che potrebbe dare maggiori chances all'attacco: Joao, Pavoletti e Keita; oppure Pereiro, Joao e Keita. Il tre-cinque-due è un invito a nozze per gli avversari, lo abbiamo visto anche ieri sera.
Adesso, naturalmente, si moltiplicheranno le richieste di esonero del tecnico. Ci sta, nel calcio si ragiona così. Del resto, questa squadra sarebbe da cambiare quasi per intero, cosa praticamente impossibile da farsi per una società che si trova in difficoltà finanziarie. Quindi, è anche probabile che Giulini ceda per l'ennesima volta alla tentazione della via più facile da percorrere e sacrifichi anche Mazzarri.
Così le pesanti responsabilità societarie sarebbero coperte e mascherate un'altra volta ancora, sperando che dal mazzo si possa pescare un novello Ranieri, in grado di compiere un altro miracolo.

Juventus-Cagliari 2-0

Stavolta non possiamo lamentarci dell'impegno dei rossoblu. C'è stato ed è stato buono.
La squadra è stata messa in campo secondo una impostazione chiaramente difensiva, con quattro in difesa e altrettanti in mediana, con Pereiro appena più avanti e dietro l'unica punta, Joao Pedro. Ma l'undici di Mazzarri non ha tenuto un atteggiamento passivo, come quello mostrato a Milano contro l'Inter, è stato invece decisamente dinamico, ha mosso il pallone con più rapidità, ha portato più volte il pressing sui giocatori avversari, cercando anche di non correre a vuoto dietro al giro-palla juventino.
Soprattutto, ha creato due chiare occasioni da gol, cosa che non capitava da tempo. Insomma, prendere la partita con un piglio più coraggioso, paga di più che rinchiudersi completamente nella propria metà campo, sperando negli errori degli altri più che nelle proprie capacità. Si è rivista anche la capacità della squadra di reagire al gol subito verso la fine del primo tempo; nel secondo, il Cagliari ha portato decisamente avanti il proprio baricentro ed è arrivato ad un passo dal pareggio, prima con Dalbert, che ha letteralmente buttato via un'occasione d'oro, poi con un colpo di testa di Joao, neutralizzato in calcio d'angolo da Szczesny con un intervento mica semplice.
Anche il rendimento individuale è stato buono, pure con qualche eccezione. Su Dalbert, è vero che proprio lui ha maldestramente fallito il gol che avrebbe rimesso la gara in parità, però ha corso tanto, è stato molto presente in difesa e in attacco, ha dimostrato di volere restare nel Cagliari e di essere importante per il progetto. Joao è stato encomiabile, perché prima dell'ingresso in campo di Pavoletti, ha fatto a botte con l'intera difesa della Juventus per favorire le ripartenze della sua squadra e cercare di insidiare la porta avversaria. Bellanova è stato forse il migliore in campo, per il grande dinamismo speso lungo la fascia destra e la personalità sbattuta in faccia ai blasonati difensori bianconeri, più volte dribblati e spesso incapaci di impedire il cross all'esterno rossoblu. Non ha fatto rimpiangere Nandez.
Bene anche Grassi, sempre pronto a correre in soccorso della difesa e Ceppitelli, che sembra in grado di tornare al rendimento dei tempi migliori. Nella terra di mezzo, discrete, le prove di Lykogiannis e Pereiro, con l'uruguaiano capace di svolgere bene il compito di disturbare la manovra del centrocampo avversario, ma non di assistere al meglio Joao Pedro.
Deiola, Zappa e Carboni non hanno convinto; per Zappa l'attenuante di non essere un difensore puro. L'ultima gara del 2021 e del girone d'andata conferma le necessità della squadra rossoblù: un trequartista capace di lanciare in gol le punte, un mediano che sappia fare gioco e dare i tempi giusti alla manovra, un difensore centrale più rodato, un difensore destro di ruolo. La parola al mercato (e alla società di Tommaso Giulini). 

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