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19 maggio 2020

L'Unione Sportiva Cagliari. La crescita (1935-1952)


Indice

 



Cenzo Soro
Un protagonista del Cagliari di quegli anni


Stagione 1937-38. Serie C

Dalle ceneri del Club Sportivo Cagliari, retrocesso al termine del campionato di serie B 1934-35 e poi sciolto per fallimento, sorse l'Unione Sportiva Cagliari. La nuova società intendeva partecipare al neo costituito campionato di serie C e il 15 settembre 1935 onorò l'impegno di Coppa Italia, giocando (e perdendo) sul campo del Piombino. Il Cagliari però non fu in grado di formalizzare l'iscrizione al campionato, perché la situazione finanziaria non gli permetteva ancora di sostenere le spese di iscrizione, né di affrontare le trasferte sulla penisola. Dovette perciò riprendere l'attività calcistica con l'iscrizione alla Seconda divisione del Campionato regionale sardo 1935-36, che prevedeva un torneo ristretto a squadre dell'area cagliaritana. Fu poco più di una formalità per i rossoblu, che vinsero in modo agevole, con sei successi su sei partite. I suoi tre avversari furono San Giorgio, Fascio Giovanile e Aeronautica, tutte squadre della città di Cagliari. I rossoblu, promossi (insieme al San Giorgio) nella Prima divisione regionale 1936-37, vinsero anche quel torneo, battendo la concorrenza di San Giorgio, Aquila (un'altra squadra cagliaritana), Monteponi Iglesias, Fascio Giovanile Nuoro e GUF Sassari, e conquistando la promozione in serie C.
Le finanze della società erano ancora piuttosto fragili, sicché il presidente Mario Banditelli non poté costruire una rosa all'altezza di un campionato nazionale di terzo livello. La nuova esperienza in Coppa Italia lo confermò, perché il Cagliari, dopo essersi ben comportato sul proprio campo ed avere costretto al pareggio la forte Mater Roma, perse nettamente (4-0) la ripetizione della partita nella capitale. Il gruppo era piuttosto numeroso, più di trenta calciatori, ma scorrendo i nomi ne troviamo forse soltanto uno di rilievo, vale a dire il centrocampista Francesco Servetto. Nativo di Cagliari, Servetto aveva esordito nel San Giorgio e aveva una discreta vena realizzativa. Le sue qualità furono apprezzate dal Genoa, con cui il centrocampista sardo, dopo una parentesi a Carbonia, giocò nella massima serie nazionale tra il 1945 e il 1948, prima di tornare a Cagliari e concludere poi la carriera nella Carbosarda (1951). La squadra rossoblu, allenata da Renato Bonello, finì all'ultimo posto della classifica, dopo avere vinto solo due partite, averne pareggiate quattro e avere subito diciotto sconfitte. La sua difesa, con 54 gol al passivo e il suo attacco, con 18 reti fatte, risultarono i reparti peggiori del campionato. In porta si faceva sentire la mancanza di Soro, mentre in attacco nessuno era ancora riuscito a rimpiazzare adeguatamente Archibusacci. La retrocessione fu evitata solo perché il Cagliari fu reintegrato d'ufficio dopo la mancata iscrizione di alcune squadre al campionato successivo. 

La rosa.
Portieri. Antonio Loi, Angelo Migoni, Flavio Siddi.
Difensori. Luigi Brusa, Piero Corda, Mario Loi, Francesco Pau, Giampaolo Schinardi.
Centrocampisti. Mario Congiu, Enrico Corrias, Raffaele Corrias, Marco Dessì, Raffaele Frigeri, Silvano Lorrai, Gesuino Maxia, Leandro Meloni, Ottavio Migoni, Pietro Murtas, Efisio Orani, Giovanni PisanoFrancesco Servetto.
Attaccanti. Francesco Asquer, Dario Dari, Aldo Fercia, Silvestro Grandesso, Salvatore Macis, Ugo Mamberti, Paolo Marras, Felice Murranca, Ireneo Murgia, Salvatore Oppo, Roberto Renza.
Allenatore. Renato Bonello.

Marcatori. 5 Asquer, 4 Servetto, 3 Macis, 2 Murranca, 1 Corrias E., Maxia, Meloni e Lorrai.

Stagione 1938-39. Serie C

Il ripescato Cagliari fu inserito nel girone F, frequentato da squadre marchigiane ed umbre e dalla laziale Civitavecchiese. Stranamente, l'altra squadra cagliaritana ammessa quell'anno alla serie C, il San Giorgio, fu inserita nel girone G, per cui i tifosi non poterono godere di quello che sarebbe stato uno storico derby di campionato. Il derby cagliaritano si disputò, ma nel primo turno eliminatorio di Coppa Italia. I rossoblu passarono il turno, anche se nel successivo furono subito sconfitti ed eliminati a Civitavecchia. Nonostante l'esperienza negativa appena vissuta nel precedente campionato, la società rossoblu non stravolse l'organico, che fu parzialmente sfoltito e integrato con pochi nuovi innesti. Fu cambiato invece l'allenatore e in panchina tornò Winkler. La squadra questa volta si comportò meglio e chiuse il torneo al quinto posto, ma in coabitazione con altre quattro compagini, a quota 23 punti. L'assetto tattico recuperò un buon equilibrio, tanto che i rossoblu tornarono in attivo nel bilancio dei gol (44 segnati e 35 subiti).

La rosa.
Portieri. Antonio Loi, Flavio Siddi.
Difensori. Luigi Brusa,  Francesco Pau, Giampaolo Schinardi, Mario Teodoldi.
Centrocampisti. Mario Congiu, Enrico Corrias, Marco Dessì, Gesuino Maxia, Leandro Meloni, Ottavio Migoni, Pietro Murtas, Efisio Orani, Roberto Orani, Giovanni Pisano, Vincenzo Putzoni, Francesco Servetto, Giorgio Tului.
Attaccanti. Francesco Asquer, Dario Dari, Aldo Fercia, Silvestro Grandesso, Salvatore Macis, Ugo Mamberti, Roberto Renza.
Allenatore. Robert Winkler.

Marcatori. 9 Asquer, 7 Renza, 6 Mamberti, 6 Pisano, 6 Servetto, 4 Dari, 2 Maxia, 1 Brusa, Grandesso, Meloni e Murtas.

Stagione 1939-40. Serie C

La squadra rossoblu conquistò il sesto posto nel girone F, scendendo quindi di una posizione, sebbene avesse totalizzato otto punti in più rispetto al campionato precedente. Gli uomini di Winkler furono anche molto più prolifici, avendo realizzato 57 gol, mentre la difesa confermò una discreta solidità (i gol subiti furono 38). La rosa fu accresciuta con alcuni nuovi innesti, ma diversi calciatori furono sostituiti, in particolare i portieri Loi e Siddi, i centrocampisti Maxia, Meloni, Migoni e Murtas, gli attaccanti Asquer e Dari. La nuova punta Magherini diede un buon apporto accanto a Mamberti e Renza, ma il capocannoniere rossoblu fu Giovanni Pisano, un centrocampista offensivo che stava diventando sempre più importante negli schemi di Winkler. In generale, come nel campionato precedente, il Cagliari mostrò di essere competitivo quando giocava in casa, dove realizzò anche alcune goleade ai danni di Rimini (8-3), Vis Pesaro (8-0) e Sambenedettese (5-1), più fragile in trasferta, dove riuscì a battere solo le due squadre che finirono ultime in classifica (Sangiovannese e Jesi). Per quanto riguarda la Coppa Italia, il Cagliari aveva iniziato infliggendo un pesante 9-0 alla Terranova, la squadra di Olbia (iscritta anch'essa alla serie C, nel girone G), poi però aveva rinunciato a disputare il secondo turno eliminatorio a Terni (gli umbri vinsero a tavolino e i rossoblu furono eliminati).

La rosa.
Portieri. Bartolomeo Bianchi, Mario Piredda.
Difensori. Piero Aramu, Luigi Brusa, Piero Corda, Marcello Marci, Francesco Pau, Giampaolo Schinardi, Paolo Sonson.
Centrocampisti. Alfredo Atzeni, Mario Cocco, Mario Congiu, Enrico Corrias, Marco Dessì, Efisio Orani, Roberto Orani, Giovanni Pisano, Francesco Servetto, Giorgio Tului.
Attaccanti. Carlo Anedda, Carlo Aramu, Amedeo Buttarelli, Enrico Cocco, Emilio Fadda, Aldo Fercia, Silvestro Grandesso, Salvatore Macis, Giovace Magherini, Ugo Mamberti, Roberto Renza, Giorgio Serra, Giovanni Staico.
Allenatore. Robert Winkler.

Marcatori. 13 Pisano, 11 Magherini e Mamberti, 10 Renza, 2 Macis e Servetto, 1 Anedda, Corrias, Grandesso, Orani E. e Serra (+3 autogol a favore).

Gli anni della guerra. 1940-47

I rossoblu stavano preparandosi al campionato di terza serie quando, nel giugno 1940, l'Italia fascista decise di entrare in guerra al fianco della Germania nazista. Gli eventi bellici resero molto difficili i collegamenti tra la Sardegna e la penisola. Il Cagliari (la stessa sorte toccò alla Terranova, che aveva conquistato anch'essa il diritto a giocare ancora in serie C) si trovò nell'impossibilità di affrontare le trasferte e rinunciò tanto alla Coppa Italia quanto alla serie C, accontentandosi di prendere parte alla Prima divisione sarda. La conseguenza immediata fu che l'allenatore Winkler lasciò la guida dei rossoblu e si accasò al Carpi, in serie C, insieme all'attaccante Mamberti. Pure altri due giocatori di rilievo, Magherini e Servetto, lasciarono la squadra per trovare sistemazioni più consone al loro valore e il secondo trovò posto nel Genoa, in serie A. Dopo queste perdite la forza del Cagliari si allineò a quella delle altre compagini della Prima Divisione regionale e il rendimento iniziale dei rossoblu non fu brillante.
Il campionato 1940-41 lo vide classificarsi a metà classifica, quinto su dieci partecipanti, dietro alla vincitrice Medusa Bosa e a Carbonia, Alghero e Bacu Abis. Il torneo seguente perse tre squadre, ma il Cagliari fu protagonista di un vero e proprio crollo che lo relegò al penultimo posto, davanti all'Elmas. Vinse ancora la Medusa, che era rimasta nella Prima Divisione non potendo prendere parte alla serie C. Poi la violenza della seconda guerra mondiale infierì direttamente anche sull'isola e il campionato 1942-43 dovette fare i conti con una situazione generale di miseria e paura, mentre i bombardamenti aerei colpivano a più riprese Cagliari e altre località sarde. A giocarsi il platonico titolo di campione regionale si presentarono in sei, ma, dopo le prime partite disputate tra gennaio e la metà di febbraio, le bombe spensero in anticipo la manifestazione sportiva. Il campionato 1943-44 non fu nemmeno organizzato e la Prima Divisione sarda poté tornare a giocare le sue partite solo nella prima metà del 1945, a guerra finita. Il sollievo e l'euforia per il ritorno alla vita dopo tanti lutti e rovine si possono vedere anche nella grande partecipazione alla nuova stagione calcistica, che vide ai nastri di partenza diciannove squadre suddivise in tre gironi. Il Cagliari tornò ad essere il dominatore del calcio isolano, vincendo senza problemi prima il proprio girone e poi anche quello finale, che raccoglieva le sette qualificate. I rossoblu giocarono in tutto 19 partite, perdendo solo a Sassari contro la Torres nel girone preliminare. Per il resto conquistarono 14 vittorie e quattro pareggi. La fine della guerra non significò l'immediato ritorno alla normalità. I collegamenti con la penisola erano ancora difficoltosi e le società calcistiche sarde avevano pochi soldi in cassa. Perciò il Cagliari disputò in Prima Divisione regionale anche il campionato 1945-46. Dominò il girone unico, vincendo 22 delle 24 partite giocate, dando dieci punti di distacco alla squadra seconda classificata, il Sardegna (ex San Giorgio) e perdendo (ancora) soltanto a Sassari. Il campionato 1946-47 si presentò come un torneo molto importante, perché metteva in palio la promozione in serie C e non soltanto il titolo di campione regionale. E infatti il Cagliari, dato ancora per favorito, dovette affrontare una concorrenza molto agguerrita. Quartu, Carbonia, Torres, Bacu Abis e Tharros furono le principali concorrenti dei rossoblu cagliaritani. Addirittura i quartesi vinsero il torneo, davanti al Carbonia e il Cagliari finì terzo, con i sassaresi al quarto posto. Intanto la FGCI stava riorganizzando il calcio nazionale e chiedeva che le società avessero parametri finanziari e organizzativi solidi per poter fare l'iscrizione ai tre principali campionati. Il calcio sardo doveva promuovere tre squadre, ma il Quartu era una piccola realtà e non poteva soddisfare i requisiti federali, così dovette rassegnarsi a restare nella Prima Divisione regionale. Carbonia, Cagliari e Torres erano iscrivibili alla terza serie nazionale, ma la società cagliaritana fu ammessa d'ufficio alla serie B. Per trovare una terza squadra iscrivibile alla serie C, fu necessario discendere la classifica fino all'undicesimo posto, occupato dall'Olbia. Il Cagliari era stato ammesso alla serie B per decisione insindacabile della FIGC, che per la riorganizzazione del campionato cadetto si basò anche sul principio del merito sportivo. E tra le squadre dell'isola solo il Cagliari aveva già partecipato al torneo di secondo livello del calcio nazionale.

Stagione 1947-48. Serie B

Il ritorno nella seconda serie non ebbe un esito felice. Il Cagliari, che fu inserito nel girone A insieme a squadre lombarde, alle piemontesi Novara e Pro Vercelli, allo Spezia e al Viareggio, si piazzò all'ultimo posto della classifica con 18 punti e sole sette vittorie su 34 partite disputate. L'attacco rossoblu, con 32 gol messi a segno, fu il peggiore dopo quello del Magenta (il ritorno di Mamberti non fu un rinforzo bastante) e la difesa la peggiore del girone con 79 reti al passivo (la sconfitta più pesante fu il 6-0 subito a Gallarate). Nonostante i tre portieri in rosa, accadde che nella partita di Novara (persa 4-1) il Cagliari dovette schierare fra i pali il centrocampista Cocco, data la contemporanea indisponibilità di tutti e tre gli estremi difensori di ruolo. La squadra era stata affidata all'allenatore Raffaele D'Aquino, il quale aveva guidato i rossoblu anche nel 1946-47 e in precedenza aveva avuto esperienze in serie C, prima con il Grosseto e poi con il Siracusa. L'andamento deludente della stagione indusse il presidente, Emilio Zunino, ad esonerarlo nel corso del campionato e a sostituirlo con la bandiera cagliaritana Mariolino Congiu, il quale però non riuscì ad ottenere risultati migliori e a scongiurare la retrocessione in serie C.

La rosa.
Portieri. Antonio Pisano, Giuseppe Sanna, Aldo Sulis.
Difensori. Alfredo Aliprandi, Raimondo Busetto, Giovanni Cabella, Mario Caddeo, Gaetano Candura, Domenico Farris, Nino Gnocchi, Felice Maligoi, Antonio Piras, Giampaolo Schinardi.
Centrocampisti. Alfredo Atzeni, Enrico Cocco, Ugo Fiorillo, Silvestro Grandesso, Antonio Idili, Antonio Marelli, Norberto Piccioni, Mario Piscedda, Franco Torricelli.
Attaccanti. Marco Atzeni, Antonio Fiori, Amedeo Hellies, Ugo Mamberti, Luigi Matta, Antonio Ragazzo.
Allenatori. Raffaele D'Aquino, poi Mario Congiu.

Marcatori. 9 Ragazzo, 6 Mamberti, 5 Torricelli, 3 Aliprandi e Cocco, 2 Atzeni A., 1 Farris e Fiori (+2 autogol a favore).

Stagione 1948-49. Serie C

A giudicare dalle mosse del presidente Zunino, doveva essere la stagione del rilancio e dell'immediato ritorno in serie B. Infatti alla guida della squadra fu richiamato Robert Winkler, mentre l'organico fu sfoltito e allo stesso tempo rinforzato. In particolare, in difesa arrivò l'esperto Sergio Marchi, che aveva giocato in serie A con il Genoa (1938-43) e poi con l'Inter (1945-48), e nel 1938-39 era stato anche terzino della Nazionale azzurra. A centrocampo tornò l'affidabile Francesco Servetto e, anche per dare man forte in attacco ai confermati Mamberti e Ragazzo, arrivarono due giovani mezze punte di scuola granata e di grande talento, Ezio Ronzi e Armando Segato. Quest'ultimo, dopo avere dimostrato a pieno il suo valore tecnico con i rossoblu, passò alla Fiorentina e con la Viola diventò campione d'Italia nel 1956. Anche lo staff della Nazionale si accorse di lui e Segato indossò la maglia azzurra per venti volte tra il 1953 e il 1959. Ce n'era abbastanza per fare un campionato da protagonisti e la prima partita, vinta 7-0 sulla Pistoiese, sembrava confermare le attese. Invece le cose non andarono come sperato e il Cagliari dovette accontentarsi di un modesto quindicesimo posto finale. Le statistiche di squadra dicono che il reparto offensivo tornò a realizzare un discreto numero di gol (48), mentre quello difensivo, pur risultando più solido rispetto alla stagione precedente, non riuscì ad impedire un passivo comunque pesante (60 gol). Winkler fu esonerato dopo 25 giornate e il suo sostituto, Armando Latella, provò senza successo a fare girare al massimo un motore che continuava a perdere colpi. Quasi a sancire il fallimento di un progetto, a fine campionato Zunino lasciò la carica di presidente a Domenico Loi.

La rosa.
Portieri. Antonio Loi, Antonio Pisano, Aldo Sulis.
Difensori. Alfredo Aliprandi, Domenico Farris, Nino Gnocchi, Sergio Marchi, Ferdinando Terzolo.
Centrocampisti. Enrico Cocco, Antonio Idili, Rino Mantovani, Lazzaro Pilloni, Mario Piscedda, Ezio Ronzi, Armando Segato, Francesco Servetto, Franco Torricelli.
Attaccanti. Amelio Fassberger, Ugo Mamberti, Luigi Matta, Antonio Ragazzo, Silvano Sesler.
Allenatori. Robert Winkler, poi Armando Latella.

Marcatori. 10 Ragazzo, 7 Cocco, 6 Ronzi, 5 Fassberger, 4 Farris e Segato, 3 Gnocchi, 2 Aliprandi, 1 Mamberti, Servetto, Sesler e Torricelli (+3 autogol a favore).

Stagione 1949-50. Serie C

Il Cagliari, inserito nel girone C assieme a squadre dell'Italia centrale, questa volta dimostrò almeno che la sua ambizione per il salto di categoria era legittima, anche se alla fine si fermò al sesto posto. Sul proprio campo sconfisse tutte e cinque le squadre che lo precedettero in classifica, vale a dire Anconitana, Piombino, Sambenedettese, Siena e Maceratese. Con 67 gol all'attivo fu tra le compagini più prolifiche, ma restava la macchia della scarsa tenuta difensiva, che costò ai rossoblu un passivo di 56 reti. Non fallì nel sentito derby regionale con la Carbosarda, che il Cagliari vinse sia all'andata, in casa dei "minerari", che al ritorno, sul campo amico di Via Pola. In avvio di campionato la società aveva rinnovato la fiducia al tecnico Latella, ma le tre sconfitte subite dai rossoblu nelle prime sei giornate non furono digerite bene dal presidente Loi, che esonerò l'allenatore. Tornò in panchina, ancora una volta, Mario Congiu e la squadra reagì bene, almeno inizialmente, perché ottenne sette risultati utili consecutivi. Poi però tornò sull'altalena, alternando risultati positivi e sconfitte. L'organico era rimasto sostanzialmente invariato sotto l'aspetto numerico, ma diversi giocatori non erano stati confermati e dei nuovi erano arrivati a sostituirli. Nello specifico, i portieri Loi e Pisano avevano lasciato il posto ai colleghi Busetto e Cucchetti. Tra i difensori avevano conservato il posto Gnocchi, Marchi e Terzolo, che furono affiancati da cinque nuovi compagni, in particolare da Walter Giacomello, terzino di scuola vicentina e proveniente dal Bolzano (serie C). A centrocampo Leone Gerlin, proveniente dal Napoli (serie B), era la novità di rilievo. Gli acquisti più importanti, però, furono quelli degli attaccanti De Prati e Barbieri, che arrivarono in prestito dall'Inter. Il primo si fermò a Cagliari un solo anno, poi tornò a giocare in serie A con la maglia del Genoa, mentre il secondo vestì i colori rossoblu anche nel 1950-51. Prima uno e poi l'altro furono capo-cannonieri della squadra cagliaritana.

La rosa.
Portieri. Sergio Busetto, Sergio Cucchetti, Aldo Sulis.
Difensori. Gianni Busanca, Raimondo Busetto, Angelo Dini, Walter Giacomelli, Nino Gnocchi, Amedeo Hellies, Sergio Marchi, Ferdinando Terzolo.
Centrocampisti. Enrico Cocco, Leone Gerlin, Mario Piscedda, Ezio Ronzi, Armando Segato, Francesco Servetto, Franco Torricelli.
Attaccanti. Riccardo Barbieri, Pietro De Moliner, Mario De Prati, Amelio Fassberger, Aldo Peloso, Jozsef Samu, Silvano Sesler.
Allenatori. Armando Latella, poi Mario Congiu.

Marcatori. 13 De Prati, 12 Barbieri, 9 Peloso, 5 Ronzi e Segato, 4 Servetto, 3 Torricelli, 2 Cocco, Fassberger, Gerlin, Giacomello e Samu, 1 Piscedda e Sesler (+4 autogol a favore).

Stagione 1950-51. Serie C

Il Cagliari conquistò il quinto posto, confermandosi fra le squadre più ambiziose del campionato. La capacità realizzativa diminuì leggermente (59 gol fatti) ma in compenso migliorò la tenuta difensiva (45 gol subiti). Ancora una volta il derby con la Carbosarda si concluse con due vittorie dei rossoblu, ma anche in questo torneo i "minerari" ottennero un buon piazzamento finale (ottavo posto) e conservarono la categoria. La società era stata molto attiva sul mercato, sia in termini di cessioni che di acquisti, a testimonianza del fatto che l'obiettivo era sempre quello di ottenere la promozione in serie B. Anche se Mario Congiu aveva condotto bene la squadra nel precedente campionato, il presidente Loi optò per un nuovo allenatore, che fu scelto nella persona di Enrico Carpitelli. Livornese, Carpitelli aveva allenato in precedenza la squadra della sua città, in serie A, poi la Massese e il Fucecchio in serie C. Lasciò Cagliari dopo due stagioni per tornare a Livorno e trasferirsi poi a Salerno (serie B), ma dopo oltre un decennio di esperienze alla guida di squadre di club entrò nello staff tecnico della FIGC e svolse il ruolo di istruttore presso il Centro federale di Coverciano. Un allenatore capace e stimato, dunque, al quale la società mise a disposizione alcuni acquisti di rilievo. Innanzitutto il portiere Bolognesi, scuola Juventus, che prese il posto di Cucchetti. Poi il difensore Miolli, proveniente dal Bolzano ma di proprietà del Torino, che restò a Cagliari per sei anni. Quindi Ottavio Morgia, centrocampista esperto (era del 1920), che aveva alle spalle numerose stagioni nelle serie B e C, ma che aveva giocato anche in serie A con Lazio e Napoli. Infine Angelo Torriglia, anche lui centrocampista ma più giovane (classe 1926) e dotato di un buon fiuto per il gol, prelevato dal Livorno e destinato a vestire la maglia rossoblu per cinque stagioni.

La rosa.
Portieri. Giorgio Bolognesi, Sergio Busetto, Aldo Sulis.
Difensori. Gianni Busanca, Angelo Dini, Vito Miolli, Riccardo Naretto, Valerio Soldani, Aldo Stocco.
Centrocampisti. Leone Gerlin, Ottavio Morgia, Mario Piscedda, Ezio Ronzi, Angelo Torriglia, Mario Villa.
Attaccanti. Carlo Avedano, Riccardo Barbieri, Piero Golin, Franco Grillone, Aldo Peloso.
Allenatore. Enrico Carpitelli.

Marcatori. 15 Torriglia, 9 Barbieri, 8 Avedano, 7 Peloso, 6 Golin, 5 Ronzi, 4 Grillone, 2 Morgia, 1 Dini e Stocco (+1 autogol a favore).

1951-52. Il Cagliari diventa grande

Il Cagliari, in continua crescita nelle stagioni precedenti, trovò finalmente il meritato premio della promozione in serie B al termine del campionato 1951-52. Un campionato molto difficile, insidioso, perché la FIGC aveva stabilito che sarebbe stato l'ultimo a disputarsi sulla base di quattro gironi interregionali. Dal successivo torneo, infatti, anche la serie C sarebbe stata organizzata sulla base del girone unico nazionale, come le due serie superiori. Per questo motivo era necessario ridurre drasticamente il numero delle partecipanti alla terza serie, che al momento erano ben 72. La Federazione decise dunque che le vincenti dei quattro gironi disputassero una fase finale per conquistare l'unico posto disponibile per la promozione in serie B. Inoltre, tutte le squadre dei quattro gironi che si fossero classificate dal quinto posto in giù, sarebbero state retrocesse in quarta serie (questo fu anche il destino della Carbosarda, finita al nono posto).
Insomma, ce n'era abbastanza da potersi dire che la vincitrice del campionato sarebbe stata la squadra decisamente più forte. E il Cagliari edizione 1951-52 era una squadra decisamente forte. Il presidente Loi aveva chiamato Vincenzo Soro a ricoprire il ruolo di direttore tecnico, mentre la panchina era stata affidata a Federico Allasio. Si trattava di due personalità sportive molto spiccate e competenti. Soro, che aveva giocato da portiere con i rossoblu e poi era stato acquistato dalla Juventus (con le zebre non aveva potuto giocare molto, per un infortunio, ma fu comunque campione d'Italia nel 1933), era un uomo di sport a tutto tondo, dato che aveva iniziato con l'atletica leggera (ed era stato campione sardo di salto in lungo e salto in alto). Aveva anche fatto l'allenatore nel campionato sardo, sulle panchine del Sant'Elena e del Monreale. Anche Allasio (curiosità: era il padre dell'attrice Marisa) aveva un curriculum di tutto rispetto, avendo giocato in serie A per dieci stagioni (tra il 1932 e il 1941) con le maglie del Torino (vincitore della Coppa Italia nel 1936) e del Genoa. Era stato un mediano dal fisico possente, ma nonostante l'attitudine prevalentemente difensiva aveva realizzato ben 22 gol. Era stato anche nazionale azzurro e, prima di approdare a Cagliari, aveva allenato in serie A (Genoa e Lucchese) e in serie B (Suzzara e Bari). 
Federico Allasio e sua figlia Marisa

La rosa fu ridotta a diciassette elementi e ridisegnata con attenzione. Furono confermati i portieri Bolognesi e Sulis, i difensori Dini, Miolli, Soldani e Stocco, i centrocampisti Gerlin, Morgia, Torriglia e Villa, gli attaccanti Avedano e Golin. Poi furono scelti i rinforzi, cioè i centrocampisti Gennari e Pison, gli attaccanti Bercarich e Serone, ai quali si aggiunse il rientrante Ragazzo. Livio Gennari, di scuola Genoa, era una mezza punta molto prolifica e aveva sviluppato un'esperienza decennale in serie C, con le maglie di Derthona, Avellino e Rivarolese. Sergio Pison fu prelevato dalla Triestina, che militava allora in serie A, ed aveva le stesse caratteristiche tecniche di Gennari. Roberto Serone era un centravanti e il Cagliari lo aveva prelevato dal Pavia (serie C), ma si trattava di un giocatore di talento, da sempre nell'orbita del Torino, ed era stato campione di Francia con il Nizza nel 1950. Il colpo di mercato più importante fu il possente Erminio Bercarich, anche lui prima punta. Aveva giocato in serie A un solo campionato, nel 1949-50 con il Venezia, mentre per il resto la sua carriera si era svolta in serie C, prima con la Reggina e poi con il Prato. Nessuna grande squadra lo aveva cercato, eppure era un autentico cannoniere, che nei cinque anni precedenti all'arrivo a Cagliari aveva messo a segno 97 gol. In rossoblu non smentì la sua fama e realizzò 30 gol tra campionato e girone finale.
I rossoblu vinsero la stagione regolare con 52 punti, staccando Empoli, Sambenedettese e Siena. Persero solo quattro partite, ma, unico vero neo, entrambe quelle con la pericolosa rivale Empoli. Dovettero accontentarsi di due pareggi nel derby con la Carbosarda. Travolsero diverse squadre, in particolare la malcapitata Chinotto Neri di Roma, che tra andata e ritorno incassò undici reti. Segnarono in tutto 87 gol, 75 dei quali nella stagione regolare e 12 nel girone finale. In campionato subirono appena 24 reti (e 5 nel girone finale), realizzando largamente la migliore differenza reti (+51, contro il +36 dell'Empoli). Nel girone finale per la promozione in serie B, opposto a Maglie, Piacenza e Vigevano, il Cagliari fece quasi bottino pieno, vincendo cinque partite su sei e lasciando un pareggio soltanto al Piacenza, nella gara disputatasi in Emilia.
Con questa dimostrazione di forza, di maturità calcistica, nasceva un Cagliari nuovo. La squadra ancora incerta, scostante delle annate precedenti veniva rimpiazzata da una compagine più solida e sicura di sé, che, a parte una momentanea caduta, procederà con determinazione alla conquista della serie A (1964) e, vinto lo scudetto (1970), entrerà a fare parte a pieno titolo delle squadre più importanti del calcio italiano.

La rosa.
Portieri. Giorgio Bolognesi, Aldo Sulis.
Difensori. Angelo Dini, Vito Miolli, Valerio Soldani, Aldo Stocco.
Centrocampisti. Livio Gennari, Leone Gerlin, Ottavio Morgia, Sergio Pison, Angelo Torriglia, Mario Villa.
Attaccanti. Carlo Avedano, Erminio Bercarich, Piero Golin, Antonio Ragazzo, Roberto Serone.
Allenatore. Federico Allasio.

Marcatori. 30 Bercarich, 18 Gennari, 11 Serone, 9 Pison, 7 Avedano, 5 Golin, 3 Morgia, 2 Torriglia (+2 autogol a favore).

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