Prima della partita. C'è attesa, i rossoblu si caricano e Joao Pedro ha detto senza mezzi termini di volere vincere. Ma la partita si presenta molto difficile, non solo per la forza della squadra di Conte. Il Cagliari arriva alla terza sfida stagionale con l'Inter con diversi problemi di organico. Soprattutto in difesa, perché alla prolungata assenza di Ceppitelli si aggiunge la squalifica di Pisacane. I centrali saranno probabilmente Klavan e Walukiewicz, coppia poco affiatata che finora non ha assicurato prestazioni del tutto confortanti. Inoltre a centrocampo mancherà Rog, anche lui infortunato (sembra che ne avrà per circa un mese), motore indispensabile sulla corsia sinistra e complemento importante a Pellegrini in fase di copertura. Dovrebbe sostituirlo Ionita, o forse Castro. In entrambi i casi si tratta di giocatori in calo di fiducia, per via dei ben noti malumori, che al momento non sembrano avere l'entusiasmo necessario per garantire grandi prestazioni. Intanto manca ancora l'ufficialità dell'acquisto di Pjaca, per cui quasi certamente il Cagliari si presenterà a Milano senza alcun rinforzo. Resta da sperare che la squadra sia in grado di confermare almeno quei progressi sul piano del carattere e della personalità, che abbiamo rivisto (dopo alcune partite deludenti) a Brescia.
La partita. Le conferme sono arrivate, il Cagliari visto oggi è un'altra squadra rispetto a quella che aveva inanellato cinque sconfitte di fila prima della partita di Brescia. I rossoblu sembrano avere ritrovato la forza mentale che gli aveva consentito di affrontare con successo avversari sulla carta più forti.
L'Inter ha provato a forzare subito i tempi, giocando con intensità in avanti, cercando il gol del vantaggio già nei primi minuti. Ma questa volta aveva di fronte un Cagliari più determinato, più lucido e attento, che non si è fatto travolgere come era accaduto in Coppa. I rossoblu hanno cercato di reagire subito agli attacchi interisti e durante i primi dieci-quindici minuti si sono affacciati diverse volte sull'area nerazzurra, anche se non sono stati molto pericolosi. La fase di contenimento è stata abbastanza buona, ordinata; Cragno, nei primi venticinque minuti, ha dovuto compiere un solo vero intervento su Lautaro. Poi, quando proprio l'argentino dell'Inter ha segnato su cross di Young al 28', il Cagliari ha accusato il colpo. Ancora una volta sembrava che tutte le certezze appena ritrovate dovessero svanire, ma non è stato così. Dopo il gol i giocatori di Maran hanno sofferto l'iniziativa dell'Inter, che evidentemente mirava a chiudere la partita. I rossoblu non riuscivano a venire fuori dalla pressione dell'undici di Conte e Cragno ha dovuto sfoderare un altro intervento decisivo per fermare ancora una volta Lautaro e negare il raddoppio ai milanesi. Ma intanto, un po' per volta, i cagliaritani riuscivano a guadagnare qualche metro in avanti, appoggiandosi alla grinta del trascinatore Nainggolan e alla grande corsa di Pellegrini, oggi molto bravo. Nandez e Faragò riuscivano a loro volta ad essere più aggressivi e la manovra sarda, abbastanza lenta e inconcludente fino a quel momento, sfociava finalmente in un'azione pericolosa proprio nell'ultimo minuto di recupero del primo tempo, quando un colpo di testa di Faragò ha costretto Handanovic a deviare in corner.
Nella ripresa il Cagliari non si è fermato, anzi ha aumentato la frequenza e l'incisività degli attacchi. Maran ha inserito Castro al posto di Oliva per dare ancora più consistenza alla manovra offensiva, spostando Ionita (buona partita la sua) a fare da scudo davanti alla linea dei difensori. Certo, così ha concesso anche maggiore spazio alle ripartenze dell'Inter, ma la difesa, pur soffrendo, non si è sgretolata come era accaduto altre volte; ha saputo soffrire e alla fine si può dire l'Inter abbia creato solo due grandi occasioni da rete, prima con Sensi e poi con Lukaku. Intanto Pellegrini continuava a spingere sulla corsia sinistra, costringendo il temibile Young sulla difensiva, mentre sull'altra fascia anche Biraghi doveva ridimensionare la sua azione, grazie alla maggiore spinta di Nandez.
Il Cagliari meritava il pareggio e l'ha ottenuto. Lo ha segnato Nainggolan al 32', zittendo nel modo più perentorio i fischi della tifoseria interista nei suoi confronti. Dopo una partita così, di grande carattere, il cammino interrotto può davvero essere ripreso e l'obiettivo europeo è di nuovo possibile.
Dopo la partita. I volti distesi e soddisfatti di Maran e dei giocatori durante le dichiarazioni del dopo-gara sono il sintomo più indicativo del ritrovato buon umore, dopo il periodo buio. La squadra ha ritrovato la "testa", cioè concentrazione, lucidità e determinazione anche di fronte ad una partita difficilissima da recuperare.
I rossoblu sono tornati compatti, la difesa è stata protetta meglio, anche grazie ad un preciso accorgimento tattico. Faragò, durante gli attacchi interisti, ha sempre stretto verso Klavan e Walukiewicz, facendo quasi da terzo centrale. Sul lato destro, la sua posizione veniva prontamente ricoperta da Nandez. Quando il Cagliari si è lanciato all'inseguimento del pareggio, i due rossoblu hanno dovuto dedicarsi più alla spinta e meno alla copertura, ma sono stati comunque bravi a non sguarnire pericolosamente il loro settore. L'assetto difensivo è stato buono per tutta la partita e ha vacillato solo per l'inesperienza del giovane Walukiewicz, che in più di un caso è stato messo in difficoltà da Lautaro Martinez.
In avanti le due punte non hanno segnato, però entrambe hanno lavorato molto e soprattutto hanno fatto reparto insieme, mentre negli ultimi tempi avevamo visto Simeone troppo isolato. L'incisività della manovra d'attacco ne ha guadagnato e quell'azione corale ed estrosa, inventata da Joao Pedro, Castro e Nainggolan, che ha fruttato il gol del pareggio, ne è stata la fotografia più bella e nitida.
Meno bello lo spettacolo offerto da Lautaro Martinez, minaccioso verso l'arbitro che, dopo l'ammonizione per fallo di gioco, lo ha espulso.
L'Inter ha provato a forzare subito i tempi, giocando con intensità in avanti, cercando il gol del vantaggio già nei primi minuti. Ma questa volta aveva di fronte un Cagliari più determinato, più lucido e attento, che non si è fatto travolgere come era accaduto in Coppa. I rossoblu hanno cercato di reagire subito agli attacchi interisti e durante i primi dieci-quindici minuti si sono affacciati diverse volte sull'area nerazzurra, anche se non sono stati molto pericolosi. La fase di contenimento è stata abbastanza buona, ordinata; Cragno, nei primi venticinque minuti, ha dovuto compiere un solo vero intervento su Lautaro. Poi, quando proprio l'argentino dell'Inter ha segnato su cross di Young al 28', il Cagliari ha accusato il colpo. Ancora una volta sembrava che tutte le certezze appena ritrovate dovessero svanire, ma non è stato così. Dopo il gol i giocatori di Maran hanno sofferto l'iniziativa dell'Inter, che evidentemente mirava a chiudere la partita. I rossoblu non riuscivano a venire fuori dalla pressione dell'undici di Conte e Cragno ha dovuto sfoderare un altro intervento decisivo per fermare ancora una volta Lautaro e negare il raddoppio ai milanesi. Ma intanto, un po' per volta, i cagliaritani riuscivano a guadagnare qualche metro in avanti, appoggiandosi alla grinta del trascinatore Nainggolan e alla grande corsa di Pellegrini, oggi molto bravo. Nandez e Faragò riuscivano a loro volta ad essere più aggressivi e la manovra sarda, abbastanza lenta e inconcludente fino a quel momento, sfociava finalmente in un'azione pericolosa proprio nell'ultimo minuto di recupero del primo tempo, quando un colpo di testa di Faragò ha costretto Handanovic a deviare in corner.
Nella ripresa il Cagliari non si è fermato, anzi ha aumentato la frequenza e l'incisività degli attacchi. Maran ha inserito Castro al posto di Oliva per dare ancora più consistenza alla manovra offensiva, spostando Ionita (buona partita la sua) a fare da scudo davanti alla linea dei difensori. Certo, così ha concesso anche maggiore spazio alle ripartenze dell'Inter, ma la difesa, pur soffrendo, non si è sgretolata come era accaduto altre volte; ha saputo soffrire e alla fine si può dire l'Inter abbia creato solo due grandi occasioni da rete, prima con Sensi e poi con Lukaku. Intanto Pellegrini continuava a spingere sulla corsia sinistra, costringendo il temibile Young sulla difensiva, mentre sull'altra fascia anche Biraghi doveva ridimensionare la sua azione, grazie alla maggiore spinta di Nandez.
Il Cagliari meritava il pareggio e l'ha ottenuto. Lo ha segnato Nainggolan al 32', zittendo nel modo più perentorio i fischi della tifoseria interista nei suoi confronti. Dopo una partita così, di grande carattere, il cammino interrotto può davvero essere ripreso e l'obiettivo europeo è di nuovo possibile.
Dopo la partita. I volti distesi e soddisfatti di Maran e dei giocatori durante le dichiarazioni del dopo-gara sono il sintomo più indicativo del ritrovato buon umore, dopo il periodo buio. La squadra ha ritrovato la "testa", cioè concentrazione, lucidità e determinazione anche di fronte ad una partita difficilissima da recuperare.
I rossoblu sono tornati compatti, la difesa è stata protetta meglio, anche grazie ad un preciso accorgimento tattico. Faragò, durante gli attacchi interisti, ha sempre stretto verso Klavan e Walukiewicz, facendo quasi da terzo centrale. Sul lato destro, la sua posizione veniva prontamente ricoperta da Nandez. Quando il Cagliari si è lanciato all'inseguimento del pareggio, i due rossoblu hanno dovuto dedicarsi più alla spinta e meno alla copertura, ma sono stati comunque bravi a non sguarnire pericolosamente il loro settore. L'assetto difensivo è stato buono per tutta la partita e ha vacillato solo per l'inesperienza del giovane Walukiewicz, che in più di un caso è stato messo in difficoltà da Lautaro Martinez.
In avanti le due punte non hanno segnato, però entrambe hanno lavorato molto e soprattutto hanno fatto reparto insieme, mentre negli ultimi tempi avevamo visto Simeone troppo isolato. L'incisività della manovra d'attacco ne ha guadagnato e quell'azione corale ed estrosa, inventata da Joao Pedro, Castro e Nainggolan, che ha fruttato il gol del pareggio, ne è stata la fotografia più bella e nitida.
Meno bello lo spettacolo offerto da Lautaro Martinez, minaccioso verso l'arbitro che, dopo l'ammonizione per fallo di gioco, lo ha espulso.
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