Girone di andata
Secondo le statistiche pubblicate dalla Lega Serie A, il Cagliari si è collocato al 13° posto per quanto riguarda il possesso palla complessivo, ma al 16° posto se si considera il possesso palla nella metà campo avversaria. Il Cagliari è al 13° posto anche nella classifica dei tiri totali e dei tiri nello specchio della porta, mentre è al penultimo posto per quanto riguarda la distanza percorsa sul terreno di gioco. In effetti, per quanto abbiamo potuto vedere nella prima metà del campionato, questi dati descrivono abbastanza bene il gioco dell'undici di Maran. E' una squadra che non muove molto i suoi giocatori e che tende a manovrare soprattutto nella propria metà campo. La manovra, quasi sempre, è stata finalizzata al tentativo di aprire un varco nella difesa avversaria, per potere lanciare in velocità un attaccante o uno dei centrocampisti (più spesso Nainggolan e Rog). Cioè, non si tratta di una manovra avvolgente, che si sviluppa portando avanti tutta la squadra e stringendo l'avversario attorno alla sua area di rigore, per questo motivo non ha un lungo minutaggio e non coinvolge molti giocatori contemporaneamente. Quando la manovra rossoblu non ha trovato sviluppo nella ripartenza veloce, allora è stata abbastanza faticosa e spesso si è conclusa con palla persa. Questo spiega anche il modesto numero dei tiri in porta. In compenso, è molto buona la media realizzativa, visto che il Cagliari occupa il sesto posto per gol segnati e rapporto gol/partite.
L'inizio della stagione è stato certamente al di sotto delle attese, con due sconfitte nelle prime due partite, peraltro giocate entrambe di fronte al pubblico di casa. In verità qualche segnale preoccupante lo avevamo percepito nella gara d'esordio in Coppa Italia, vinta in modo abbastanza faticoso ai danni del modesto Chievo. Qualcosa non funzionava nel Cagliari agostano, però si poteva pensare che con l'inizio del campionato la squadra avrebbe innestato una marcia più alta. E poi quel mercato estivo, che aveva portato in rossoblu dei centrocampisti così importanti, aveva acceso l'entusiasmo e grandi aspettative.
Il Brescia di Cellino riuscì a sorprendere il Cagliari, che forse si aspettava di trovarsi di fronte una neopromossa timida e asserragliata in difesa, mentre i lombardi misero in mostra tanto dinamismo e aggressività. La sconfitta con l'Inter, soprattutto giudicando ora, visto il campionato dei nerazzurri, poteva rientrare nei pronostici. Ma anche in quel caso il Cagliari giocò in modo troppo prudente, quasi "legato", almeno per tutto il primo tempo e il tentativo di rimonta del secondo tempo non fu sufficiente.
Certo, non si può trascurare il fatto che l'infortunio di Pavoletti abbia privato la squadra del suo faro avanzato, ma la grande e forse inaspettata vena realizzativa di Joao Pedro ha sicuramente aiutato molto a rafforzare l'autostima di tutta la squadra. I quattordici risultati utili consecutivi, dalla vittoria in casa del Parma fino al pareggio sul campo del Sassuolo e comprendendo anche la vittoria sulla Sampdoria nel quarto turno di Coppa Italia, sono stati il frutto anche della combinazione perfetta tra: 1 - la grande qualità e quantità assicurata dai centrocampisti, con benefici sia per gli attaccanti che per i difensori; 2 - il miglioramento tattico apportato dall'allenatore con l'utilizzo di Nainggolan dietro le punte e Cigarini regista.
La sconfitta, immeritata, con la Lazio ha bruscamente interrotto il funzionamento della macchina prodigiosa, che era arrivata fino al quarto posto della classifica, accendendo in tanti tifosi il sogno di vedere il Cagliari giocare in Champions League. Le ulteriori sconfitte consecutive ad opera dell'Udinese, una squadra forte fisicamente ma tecnicamente inferiore al Cagliari, della Juventus, pronosticabile ma troppo pesante e netta, e del Milan hanno sollevato dubbi sia sulla tenuta atletica e mentale dei rossoblu, sia sull'adeguatezza del sistema di gioco.
Il Brescia di Cellino riuscì a sorprendere il Cagliari, che forse si aspettava di trovarsi di fronte una neopromossa timida e asserragliata in difesa, mentre i lombardi misero in mostra tanto dinamismo e aggressività. La sconfitta con l'Inter, soprattutto giudicando ora, visto il campionato dei nerazzurri, poteva rientrare nei pronostici. Ma anche in quel caso il Cagliari giocò in modo troppo prudente, quasi "legato", almeno per tutto il primo tempo e il tentativo di rimonta del secondo tempo non fu sufficiente.
Certo, non si può trascurare il fatto che l'infortunio di Pavoletti abbia privato la squadra del suo faro avanzato, ma la grande e forse inaspettata vena realizzativa di Joao Pedro ha sicuramente aiutato molto a rafforzare l'autostima di tutta la squadra. I quattordici risultati utili consecutivi, dalla vittoria in casa del Parma fino al pareggio sul campo del Sassuolo e comprendendo anche la vittoria sulla Sampdoria nel quarto turno di Coppa Italia, sono stati il frutto anche della combinazione perfetta tra: 1 - la grande qualità e quantità assicurata dai centrocampisti, con benefici sia per gli attaccanti che per i difensori; 2 - il miglioramento tattico apportato dall'allenatore con l'utilizzo di Nainggolan dietro le punte e Cigarini regista.
La sconfitta, immeritata, con la Lazio ha bruscamente interrotto il funzionamento della macchina prodigiosa, che era arrivata fino al quarto posto della classifica, accendendo in tanti tifosi il sogno di vedere il Cagliari giocare in Champions League. Le ulteriori sconfitte consecutive ad opera dell'Udinese, una squadra forte fisicamente ma tecnicamente inferiore al Cagliari, della Juventus, pronosticabile ma troppo pesante e netta, e del Milan hanno sollevato dubbi sia sulla tenuta atletica e mentale dei rossoblu, sia sull'adeguatezza del sistema di gioco.
Girone di ritorno
Il pareggio di Brescia ha messo fine alla serie delle sconfitte consecutive, il pareggio in casa dell'Inter sembrava il segnale della ripresa rossoblu e anche la vittoria sfumata solo all'ultimo nel match casalingo contro il Parma infondeva ottimismo. Poi però sono arrivate altre due sconfitte, la prima a Genova e la seconda all'Arena contro il Napoli, che hanno fatto riemergere i limiti e i problemi del periodo nero e hanno ributtato tutto l'ambiente rossoblu nello sconforto. La società ha provato a scuotere la squadra con un ritiro lontano da Cagliari in vista della delicatissima sfida di Verona, ma la partita è stata rinviata a causa della ben nota emergenza sanitaria legata al coronavirus. Gli uomini di Maran non hanno potuto verificare gli auspicabili effetti positivi del ritiro e tutto è stato rimandato di una settimana, ad un'altra sfida difficile e decisiva, quella casalinga contro la Roma. Ma è arrivata una nuova sconfitta e l'inevitabile esonero dell'allenatore. Quella con la Roma è stata anche l'ultima sfida di campionato, prima che la serie A fosse sospesa per l'aggravarsi dell'epidemia virale.
In un primo momento si ipotizzava che il torneo sarebbe ripreso subito dopo il 3 aprile, stante il decreto governativo di blocco vigente fino a quella data. Intanto però diverse squadre avevano avuto casi di positività al virus fra i loro giocatori e gli allenamenti sono stati sospesi. La possibile data di ripresa del campionato slittava all'inizio di maggio. Nel frattempo la Lega calcio respingeva le ipotesi di "taglio" della competizione, come i play-off per lo scudetto e i play-out per la salvezza e, invece, chiedeva all'Uefa di spostare in autunno il Campionato Europeo, in modo che la serie A potesse essere completata regolarmente con la disputa di tutte le restanti giornate.
Ancora all'inizio di aprile, tuttavia, non si sapeva se il campionato sarebbe ripreso e, anzi, prendeva corpo l'ipotesi dell'annullamento, con conseguente non attribuzione dello scudetto. L'annullamento avrebbe creato problemi anche per le retrocessioni in serie B, per le qualificazioni alle competizioni europee e, a cascata, l'inevitabile annullamento di tutti i campionati minori. Figc, club, calciatori, televisioni, Uefa, governo... erano tanti i soggetti coinvolti e tanti gli interessi in gioco. L'aspetto economico, legato soprattutto (ma non solo) ai mancati introiti dei diritti televisivi, stava spaccando il mondo del calcio. Alcuni club e calciatori pattuivano la riduzione degli stipendi per permettere alle società di rientrare almeno in parte delle perdite, ma altri spingevano perché il campionato ripartisse, anche in piena estate e anche a porte chiuse. Sullo sfondo, una evidente questione morale, che chiedeva alla coscienza di tutti se fosse giusto pensare alla regolarità dei campionati e agli interessi economici del mondo del calcio, mentre l'Italia e il mondo vivevano un momento così drammatico.
Il 22 aprile le leghe calcistiche e il governo, rappresentato dal ministro Spadafora, si incontravano nuovamente per decidere sulla ripresa dei campionati, ma l'incontro non portò alcuna certezza. L'idea del mondo del calcio era di riprendere gli allenamenti entro, al massimo, la metà di maggio e concludere i campionati entro la fine di luglio. Il ministro però era scettico, sia perché il calo dei contagi non si era ancora consolidato, sia perché sarebbe stato molto difficile mettere in atto tutte le misure di sicurezza necessarie. Insomma, fare ripartire il calcio - mentre altri sport di squadra e individuali hanno già deciso che questa stagione per i loro atleti sia finita - continuava a sembrare un azzardo. Ma gli interessi economici spingevano forte e lo scontro fra la Lega A e le televisioni (Sky, Dazn) aggiudicatarie dei diritti per la trasmissione delle partite si faceva sempre più aspro.
Infine, il campionato è ripartito in giugno, con l'obiettivo di concludersi nei primi giorni di agosto. I rossoblu hanno affrontato le restanti tredici partite con un allenatore nuovo, Zenga, che aveva preso il posto di Maran in marzo, subito dopo la sconfitta con la Roma. Il Cagliari del post lock-down non ha però svoltato rispetto all'andamento negativo con cui aveva finito il girone di andata e iniziato quello di ritorno. Sei sconfitte, quattro pareggi e tre vittorie sono state il magro bottino di Zenga, al quale si possono e si devono riconoscere alcune attenuanti. Il tecnico non ha potuto preparare la squadra in condizioni normali, ha dovuto impegnare i giocatori in un tour de force che prevedeva due partite alla settimana e non ha mai avuto la rosa al completo, prima per le defezioni di Olsen e Cacciatore, poi per vari infortuni, soprattutto quelli di Nainggolan e Pellegrini, i quali hanno concluso il campionato con diverse giornate d'anticipo. Dall'altra parte, è vero anche che il Cagliari di Zenga non si è distinto per il gioco espresso. Anzi, si può dire che i rossoblu, in buona sostanza, abbiano continuato a giocare sulla falsariga tattica di Maran, quindi secondo soluzioni che avevano dimostrato chiaramente di non pagare più.
Così il bilancio finale della stagione 2019-20 è decisamente deludente. I tifosi si aspettavano grandi cose per festeggiare al meglio i cinquant'anni dello scudetto e il centenario del club, ma le buone premesse sono state sprecate. Lo sa bene per prima la società rossoblu, che ha deciso di ricominciare sulla base di un profondo ricambio tecnico e dirigenziale.
Nessun commento:
Posta un commento