Il Milan ha vinto la partita di ieri sera giocando come si gioca la partitella del giovedì, senza forzare troppo, perché dall'altra parte c'era il Cagliari inconsistente degli ultimi tempi.
Chiediamo almeno orgoglio e coraggio, ma la squadra è ogni volta la brutta copia di se stessa. L'ordine tattico di Maran non cambia, si va in campo per provare a bloccare la partita sullo zero a zero (sperando magari in un colpo a sorpresa, come accadde a Bergamo nella partita di andata contro l'Atalanta). Si scende in campo per non scoprirsi e provare ad impedire agli altri di giocare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, l'unico zero finale è quello dei nostri gol e del nostro gioco.
La squadra prova a fare qualcosa soltanto dopo avere subito una o due reti. E quel poco che ieri si è visto può essere attribuito ai soli tre giocatori che mi sento di salvare, Pellegrini, Joao Pedro e Pavoletti. Il giovane terzino è sempre entrato nelle pochissime azioni degne di nota del Cagliari, il brasiliano ha portato i soli due veri pericoli alla porta del Milan in tutta la partita, Pavoloso ha fatto un lavoro da schiavo delle piantagioni per dare una mano ai compagni anche in fase di costruzione della manovra offensiva, a rischio di scomparire lui stesso dalla zona d'attacco.
Per tutti gli altri c'è l'insufficienza più meritata. Persino Barella ormai non si distingue più nel grigiore diffuso, la sua stella non brilla più nel buio che è sempre più buio di un centrocampo piccolo piccolo.
Che cos'altro ci resta negli occhi? La svagatezza difensiva di Srna, che non è più il giocatore attento e puntuale nelle chiusure che abbiamo conosciuto ad inizio campionato; l'autogol e le perse di Ceppitelli, una per tempo, che potevano costarci altrettanti palloni in fondo alla rete di Cragno; la poca sicurezza dello stesso portiere, che non se la sente quasi mai di bloccare un tiro e si affida a respinte che poi provocano grossi problemi in mezzo all'area; le chiacchierate inconcludenti tra Maran e Maraner, che alla fine non sanno partorire una decisione che possa dare una scossa ad un elettroencefalogramma ormai piattissimo.
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