Anche dopo il periodo nero che ha visto la squadra rossoblu perdere diverse partite, la società Cagliari calcio ha sempre negato che Maran rischiasse l'esonero. Certo, sappiamo bene che a volte queste dichiarazioni nascondono altre intenzioni. Infatti i dirigenti sanno che è dannoso fare trapelare il proprio risentimento verso la guida tecnica della squadra, perché la compattezza dello spogliatoio potrebbe risentirne, quindi lo mascherano con esternazioni di rinnovata fiducia verso l'allenatore.
L'umore della piazza invece era molto evidente, perché dopo la disfatta cagliaritana ad opera del Milan molti tifosi hanno chiesto rumorosamente sui social la testa di Maran, soprattutto se non avesse battuto il Parma. Poi gli animi della tifoseria si sono placati perché proprio contro il Parma i rossoblu hanno cominciato a mettere in campo quella forza caratteriale che ha portato diverse buone prestazioni casalinghe e tanti punti per la nostra classifica.
Io non apprezzo l'idea calcistica dell'allenatore del Cagliari e penso anche che la società di Giulini abbia contraddetto se stessa nel momento in cui ha scelto Maran per la guida tecnica, dopo avere annunciato che avrebbe portato a Cagliari un allenatore capace di fare giocare la squadra in modo propositivo e piacevole. Invece il calcio propositivo e piacevole si è visto poco o niente, mentre molte volte la tattica è stata attendista, troppo prudente e in diversi casi la squadra ha espresso una qualità di gioco non all'altezza per la serie A. Per vedere un vero cambiamento, abbiamo dovuto aspettare la gara contro il Parma.
Nonostante questo, io sono stato sempre dubbioso sull'utilità dell'esonero, perché la squadra ha metabolizzato le direttive di Maran. Allenatori come Guidolin o Donadoni sanno fare giocare meglio le loro squadre, ma non credo che in poche settimane sarebbero riusciti a trasformare la mentalità di gioco che i nostri calciatori hanno assimilato fin dal ritiro estivo. Inoltre, ero convinto che il rientro dei diversi infortunati avrebbe dato alla squadra la forza sufficiente per salvarsi comunque, al di là delle carenze tecnico-tattiche.
A Maran riconosco il merito di avere condotto la squadra alla salvezza attraverso un lavoro paziente sul carattere dei giocatori. Infatti emerge dalle conferenze stampa del tecnico la volontà di insistere con i suoi uomini affinché non si tirino mai indietro di fronte alle difficoltà e rimangano sempre con la testa nella partita, fino all'ultimo secondo di recupero. Ci è riuscito e per questo lo applaudo, però non cambio il mio giudizio sulla sua idea di calcio. Nella partita giocata con il Frosinone abbiamo visto di nuovo quel calcio fatto di sprazzi di gioco inframmezzati da lunghe pause, di cui ha potuto approfittare persino una squadra modesta e destinata alla serie B. Sono bastate le assenze di due giocatori importanti come Barella e Pellegrini, insieme ad un certo calo della tensione mentale, per riportare a galla le vecchie pecche tecnico-tattiche. Se il terzino o l'esterno di centrocampo non trovano spazio sulla fascia allora il pallone torna indietro verso il difensore centrale e se questo non trova sbocchi sul play allora si lancia lungo per il centravanti. E così via, con una manovra prevedibile e inefficace, anche perché troppo lenta. Non si vedono movimenti diversi, né dei centrocampisti né degli attaccanti, non ci sono schemi alternativi.
A Maran riconosco il merito di avere condotto la squadra alla salvezza attraverso un lavoro paziente sul carattere dei giocatori. Infatti emerge dalle conferenze stampa del tecnico la volontà di insistere con i suoi uomini affinché non si tirino mai indietro di fronte alle difficoltà e rimangano sempre con la testa nella partita, fino all'ultimo secondo di recupero. Ci è riuscito e per questo lo applaudo, però non cambio il mio giudizio sulla sua idea di calcio. Nella partita giocata con il Frosinone abbiamo visto di nuovo quel calcio fatto di sprazzi di gioco inframmezzati da lunghe pause, di cui ha potuto approfittare persino una squadra modesta e destinata alla serie B. Sono bastate le assenze di due giocatori importanti come Barella e Pellegrini, insieme ad un certo calo della tensione mentale, per riportare a galla le vecchie pecche tecnico-tattiche. Se il terzino o l'esterno di centrocampo non trovano spazio sulla fascia allora il pallone torna indietro verso il difensore centrale e se questo non trova sbocchi sul play allora si lancia lungo per il centravanti. E così via, con una manovra prevedibile e inefficace, anche perché troppo lenta. Non si vedono movimenti diversi, né dei centrocampisti né degli attaccanti, non ci sono schemi alternativi.
Se davvero Giulini intende "programmare il futuro", allora lui e Carli dovrebbero cercare un tecnico che risponda veramente all'esigenza di farci vedere, dopo troppo tempo, un Cagliari che sappia stare in serie A a testa alta anche per la qualità del gioco espresso.
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