Manlio Scopigno |
Succede
spesso che le grandi occasioni della vita capitino d'improvviso, non
cercate, non aspettate. Manlio Scopigno arrivò alla guida del
Cagliari nell'estate del 1966, dopo avere allenato il Vicenza e
il Bologna. Ma se l'esperienza vicentina era stata esaltante, perché
alla guida di quella "provinciale" aveva ottenuto il
settimo posto nella serie A 1962-63 e il sesto posto nel
campionato seguente, al contrario l'esperienza di Scopigno in
terra emiliana fu fallimentare. Fu esonerato improvvisamente, dopo
la quinta giornata del campionato 1965-66, con una decisione,
presa nella notte dai dirigenti felsinei, che il quotidiano La Stampa
definì "frettolosa". Dopo due vittorie consecutive (con
Cagliari e Varese), erano arrivate due sconfitte (con Foggia e
Napoli) e il pareggio in casa della Lazio, squadra modesta a quei
tempi. Probabilmente l'ambiziosa società bolognese, che due anni
prima aveva vinto lo scudetto, contava molto sul tecnico del
"miracolo" Vicenza per ripetere l'impresa, perciò non gli
perdonò i tre passi falsi consecutivi. Al posto di Scopigno fu
chiamato Carniglia, che portò il Bologna fino al secondo posto, a
quattro punti dall'Inter campione.
Intanto
il Cagliari di Silvestri, dopo il sesto posto del 1964-65, si
consolidava in una tranquilla posizione di metà classifica.
Silvestri offriva garanzie per la permanenza dei rossoblu in serie A,
non ci sarebbero state ragioni per la sua sostituzione, oltretutto
per fare posto ad un tecnico che era stato bocciato così nettamente
da una società importante. Ma Silvestri decise di lasciare Cagliari
per tornare al suo Milan e allora prese forma quella scommessa, forse
inopinabile, forse illogica, forse molto rischiosa per una squadra
che stava appena cominciando a conoscere la serie A. Quella
scommessa, invece, fece la fortuna di Scopigno e del
Cagliari.
Quando
si parla dello scudetto del Cagliari si dice che esso fu merito
principalmente di Gigi Riva, il Rombo di Tuono, come lo battezzò
Gianni Brera.
Va
dato merito però anche ai compagni di squadra di Riva e
all'allenatore Scopigno, il Filosofo. Un po' filosofo lo era sul
serio, perché da ragazzo, mentre giocava come terzino nel Rieti,
studiava anche Filosofia all'Università di Roma. Il soprannome però
gli fu dato per la sua capacità di vivere il calcio in modo
disincantato e dissacrante. Certe sue sentenze rendono bene l'dea
dell'uomo, schietto e onesto: "Il calcio è un castello le cui
fondamenta sono le bugie. Io dico pane al pane e brocco al brocco e
passo per un tipo bizzarro". Oppure: "Il più pulito nel
calcio è il pallone. Quando non piove". Alla Domenica Sportiva,
invitato con tutta la squadra e i dirigenti subito dopo la conquista
dello scudetto, produsse forse la più nota delle sue battute. Alla
domanda: "Chi è davvero Scopigno?", rispose: "Uno che
in questo momento ha sonno".
Sotto
la guida di Scopigno la marcia del Cagliari cambiò passo. Pure a
lungo senza Riva, che si era infortunato giocando con la Nazionale
contro il Portogallo, nel 1966-67 il Cagliari del Filosofo dimostrò
di essere una compagine di grande carattere e desiderosa di puntare
in alto, conquistando infine il sesto posto, con Riva capocannoniere
della serie A. Il merito di quel traguardo deve essere riconosciuto
soprattutto a Scopigno. I suoi biografi lo descrivono come un
allenatore capace di escogitare soluzioni tecnico-tattiche molto
efficaci e anche sorprendenti per quegli anni. Come quando convinse i
suoi calciatori ad essere "universali", cioè capaci di
attaccare e difendere al di là dei ruoli di ciascuno. Si può dire
che con questa soluzione tecnico-tattica Scopigno anticipasse il
"calcio totale" olandese, che esplose negli anni '70.
Un
altro merito del Filosofo fu quello di valorizzare i suoi calciatori,
modificandone i ruoli in base a caratteristiche tecniche che egli
vedeva in loro e che, forse, gli stessi giocatori non sapevano di
avere. Così Nené divenne il grande centrocampista che sappiamo,
mentre in origine era un attaccante, diciamo, normale. Anche
Riva esplose del tutto grazie ad un'intuizione di Scopigno, che lo
spostò dalla posizione di ala sinistra per dargli l'incarico di
centravanti-bomber e Riva, pur cominciando la sua azione quasi sempre
dalla posizione esterna a sinistra, andò a guadagnare regolarmente
il centro dell'area di rigore, dove scatenava il suo infallibile
senso del gol.
Scopigno
aveva un carattere deciso, che lo portava a difendere con forza i
suoi convincimenti. Un duro contrasto con la società sulla questione
degli aumenti contrattuali dei giocatori, che egli difendeva, gli
costò il licenziamento. Il Cagliari fu affidato a Puricelli, che
portò la squadra al nono posto finale. Il nuovo presidente Corrias,
subentrato a Rocca, rivolle Scopigno. Il Filosofo, concluso il
campionato 1968-69 con la conquista del secondo posto alle spalle
della Fiorentina, riprese il suo progetto di trasformazione e
potenziamento della squadra. Era convinto che il Cagliari vice
campione d'Italia potesse essere ancora migliorato e, in particolare,
che i due bomber, Riva e Boninsegna, si pestassero i piedi e
diminuissero la resa della squadra. Suggerì quindi la cessione di
Boninsegna, mentre arrivarono in rossoblu l'ala Domenghini, il
centrocampista Poli e il duttile attaccante Gori. Così fu finalmente
pronta la macchina da guerra che l'anno dopo vinse il titolo di
campione d'Italia.
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