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23 gennaio 2019

Manlio Scopigno. Lo scudetto fu anche merito suo

Manlio Scopigno

Succede spesso che le grandi occasioni della vita capitino d'improvviso, non cercate, non aspettate. Manlio Scopigno arrivò alla guida del Cagliari nell'estate del 1966, dopo avere allenato il Vicenza e il Bologna. Ma se l'esperienza vicentina era stata esaltante, perché alla guida di quella "provinciale" aveva ottenuto il settimo posto nella serie A 1962-63 e il sesto posto nel campionato seguente, al contrario l'esperienza di Scopigno in terra emiliana fu fallimentare. Fu esonerato improvvisamente, dopo la quinta giornata del campionato 1965-66, con una decisione, presa nella notte dai dirigenti felsinei, che il quotidiano La Stampa definì "frettolosa". Dopo due vittorie consecutive (con Cagliari e Varese), erano arrivate due sconfitte (con Foggia e Napoli) e il pareggio in casa della Lazio, squadra modesta a quei tempi. Probabilmente l'ambiziosa società bolognese, che due anni prima aveva vinto lo scudetto, contava molto sul tecnico del "miracolo" Vicenza per ripetere l'impresa, perciò non gli perdonò i tre passi falsi consecutivi. Al posto di Scopigno fu chiamato Carniglia, che portò il Bologna fino al secondo posto, a quattro punti dall'Inter campione.  
Intanto il Cagliari di Silvestri, dopo il sesto posto del 1964-65, si consolidava in una tranquilla posizione di metà classifica. Silvestri offriva garanzie per la permanenza dei rossoblu in serie A, non ci sarebbero state ragioni per la sua sostituzione, oltretutto per fare posto ad un tecnico che era stato bocciato così nettamente da una società importante. Ma Silvestri decise di lasciare Cagliari per tornare al suo Milan e allora prese forma quella scommessa, forse inopinabile, forse illogica, forse molto rischiosa per una squadra che stava appena cominciando a conoscere la serie A. Quella scommessa, invece, fece la fortuna di Scopigno e del Cagliari.
Quando si parla dello scudetto del Cagliari si dice che esso fu merito principalmente di Gigi Riva, il Rombo di Tuono, come lo battezzò Gianni Brera.
Va dato merito però anche ai compagni di squadra di Riva e all'allenatore Scopigno, il Filosofo. Un po' filosofo lo era sul serio, perché da ragazzo, mentre giocava come terzino nel Rieti, studiava anche Filosofia all'Università di Roma. Il soprannome però gli fu dato per la sua capacità di vivere il calcio in modo disincantato e dissacrante. Certe sue sentenze rendono bene l'dea dell'uomo, schietto e onesto: "Il calcio è un castello le cui fondamenta sono le bugie. Io dico pane al pane e brocco al brocco e passo per un tipo bizzarro". Oppure: "Il più pulito nel calcio è il pallone. Quando non piove". Alla Domenica Sportiva, invitato con tutta la squadra e i dirigenti subito dopo la conquista dello scudetto, produsse forse la più nota delle sue battute. Alla domanda: "Chi è davvero Scopigno?", rispose: "Uno che in questo momento ha sonno".
Sotto la guida di Scopigno la marcia del Cagliari cambiò passo. Pure a lungo senza Riva, che si era infortunato giocando con la Nazionale contro il Portogallo, nel 1966-67 il Cagliari del Filosofo dimostrò di essere una compagine di grande carattere e desiderosa di puntare in alto, conquistando infine il sesto posto, con Riva capocannoniere della serie A. Il merito di quel traguardo deve essere riconosciuto soprattutto a Scopigno. I suoi biografi lo descrivono come un allenatore capace di escogitare soluzioni tecnico-tattiche molto efficaci e anche sorprendenti per quegli anni. Come quando convinse i suoi calciatori ad essere "universali", cioè capaci di attaccare e difendere al di là dei ruoli di ciascuno. Si può dire che con questa soluzione tecnico-tattica Scopigno anticipasse il "calcio totale" olandese, che esplose negli anni '70.
Un altro merito del Filosofo fu quello di valorizzare i suoi calciatori, modificandone i ruoli in base a caratteristiche tecniche che egli vedeva in loro e che, forse, gli stessi giocatori non sapevano di avere. Così Nené divenne il grande centrocampista che sappiamo, mentre in origine era un attaccante, diciamo, normale. Anche Riva esplose del tutto grazie ad un'intuizione di Scopigno, che lo spostò dalla posizione di ala sinistra per dargli l'incarico di centravanti-bomber e Riva, pur cominciando la sua azione quasi sempre dalla posizione esterna a sinistra, andò a guadagnare regolarmente il centro dell'area di rigore, dove scatenava il suo infallibile senso del gol.
Scopigno aveva un carattere deciso, che lo portava a difendere con forza i suoi convincimenti. Un duro contrasto con la società sulla questione degli aumenti contrattuali dei giocatori, che egli difendeva, gli costò il licenziamento. Il Cagliari fu affidato a Puricelli, che portò la squadra al nono posto finale. Il nuovo presidente Corrias, subentrato a Rocca, rivolle Scopigno. Il Filosofo, concluso il campionato 1968-69 con la conquista del secondo posto alle spalle della Fiorentina, riprese il suo progetto di trasformazione e potenziamento della squadra. Era convinto che il Cagliari vice campione d'Italia potesse essere ancora migliorato e, in particolare, che i due bomber, Riva e Boninsegna, si pestassero i piedi e diminuissero la resa della squadra. Suggerì quindi la cessione di Boninsegna, mentre arrivarono in rossoblu l'ala Domenghini, il centrocampista Poli e il duttile attaccante Gori. Così fu finalmente pronta la macchina da guerra che l'anno dopo vinse il titolo di campione d'Italia.

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