Stagione 1964-65. L'esordio in serie A - Stagione 1965-66 - Stagione 1966-67 - Stagione 1967-68 - 1969. Lo scudetto sfiorato -
Rocca, Silvestri, Scopigno, Arrica |
Stagione 1964-65. L'esordio in serie A
L'avventura del Cagliari in serie A cominciò con una partita difficile, sul campo della Roma. Il pronostico veniva facile, "uno fisso". La squadra capitolina sembrava destinata a vincere agevolmente contro la matricola cagliaritana. Le cose invece andarono diversamente, perché è vero che i due punti in palio furono conquistati dai giallorossi del tecnico argentino Lorenzo, ma il Cagliari di Silvestri vendette cara la pelle. In realtà i romanisti ebbero la strada spianata da uno sfortunato autogol di Ricciotti Greatti e poterono poi raddoppiare nel finale del primo tempo con Francesconi. Il Cagliari seppe reagire e si può dire che il secondo tempo fu di marca rossoblu, con lo stesso Greatti a realizzare il gol che, a venti minuti dal novantesimo, avrebbe potuto riaprire la partita.
La seconda, difficile trasferta consecutiva, a Torino contro la Juventus, confermò la solidità della squadra di Silvestri. I bianconeri non riuscirono a superare i rossoblu e la partita terminò a reti bianche, mettendo in chiaro che contro il neofita Cagliari non sarebbe stato facile per nessuno. Anche il cammino in Coppa Italia era cominciato bene e i rossoblu avevano superato il primo turno vincendo sul campo del Livorno. Quasi tutta la restante parte del girone di andata, però, fu avara di risultati e al giro di boa la matricola contava soltanto nove punti. La difesa teneva abbastanza bene, ma l'attacco, solo nove gol all'attivo, sembrava non funzionare. La squadra seppe cambiare marcia nella seconda parte della stagione. In Coppa gli uomini di Silvestri, dopo avere superato la Spal e travolto l'Atalanta (5-0), si fermarono solo davanti all'Inter, che avrebbe vinto lo scudetto. In campionato conquistarono ben 25 punti, raggiungendo quota 34 e un prestigioso sesto posto a pari merito con il Bologna, subito dietro alle "grandi" Inter, Milan, Torino, Juventus e Fiorentina, e lasciandosi alle spalle la Roma. Il rapporto tra i gol fatti, 33 e quelli subiti, 35 dimostra che l'undici rossoblu era riuscito a trovare l'equilibrio tattico necessario per fare valere le proprie potenzialità.
Arrica, ormai stabilmente al timone del calciomercato, aveva sapientemente rinforzato la squadra, senza stravolgere la fisionomia del valido gruppo che aveva ottenuto la promozione. Tra i portieri era ritornato Sergio Bertola, dopo avere terminato il periodo di prestito al Tempio, mentre Bogazzi aveva lasciato Cagliari. Tutti confermati i difensori, senza nessun nuovo innesto. Tra i centrocampisti, Lorenzi e Varsi furono ceduti uno alla Pro Patria e l'altro alla Torres, e il reparto fu rafforzato con il brasiliano Claudio Olinto de Carvalho, detto Nené, Pierluigi Cera e Bruno Visentin. Gli attaccanti Grottola, Ronconi e Torriglia partirono, i primi due per Sassari e il terzo per Livorno, ma non furono sostituiti nel numero, visto che arrivò in Sardegna soltanto il centravanti peruviano Felix Alberto Gallardo.
Pochi acquisti dunque, ma tutti importanti. Nené, nazionale olimpico verde-oro, arrivava in prestito dalla Juventus, che lo aveva prelevato dal Santos. Era un calciatore in grado di svolgere tutti i ruoli offensivi, visto che nel Santos aveva fatto l'attaccante di movimento, nella Juventus il centravanti e nel Cagliari iniziò come ala destra per poi specializzarsi da mezz'ala. Con la Zebra aveva segnato 11 gol in 28 partite, ma la presenza di Omar Sivori non gli consentiva di essere il punto di riferimento nell'attacco bianconero. Anche per trovare la sua piena realizzazione professionale, mentre alla Juventus faceva comodo neutralizzare il problema del dualismo con Sivori, Nené accettò il trasferimento a Cagliari.
Gallardo, nazionale peruviano, conosciuto soprattutto per il suo potente tiro da fuori area, era cresciuto nello Sporting Cristal di Lima e per due anni consecutivi (1961 e 1962) aveva vinto il titolo di capocannoniere del massimo campionato nazionale. Nel 1963 era passato al Milan, che però non lo aveva mai utilizzato in campionato, considerandolo non ancora pronto per una squadra ambiziosa. Così il peruviano era stato ceduto in prestito al Cagliari.
Cera e Visentin assicuravano qualità e sostanza. Il primo, acquistato dal Verona, aveva una notevole duttilità e poteva fare altrettanto bene il mediano di spinta e il libero. Le sue doti gli avevano permesso di fare parte della Nazionale U21 e poi gli avrebbero aperto, alla vigilia del Mundial messicano del 1970, le porte della Nazionale maggiore. Visentin, acquistato anche lui a titolo definitivo, era un mediano destro concreto e affidabile, arrivato in serie A con il Bari nel 1963 dopo una lunga carriera sui campi della B e della C. Nel 1964 la squadra pugliese retrocesse, ma Visentin conservò la massima serie trasferendosi a Cagliari.
Il battesimo di fuoco, tremendo all'inizio, era stato alla fine superato in modo più che positivo. Adesso però Silvestri e i suoi erano chiamati ad una prova forse ancora più difficile, cioè confermare nel prossimo campionato quanto di buono avevano saputo fare nel girone di ritorno di quello appena concluso.
La rosa.
Portieri. Sergio Bertola, Angelo Colombo.
Difensori. Miguel Angelo Longo, Mario Martiradonna, Enrico Spinosi, Mario Tiddia, Raffaello Vescovi.
Centrocampisti. Pierluigi Cera, Antonio Congiu, Ricciotti Greatti, Enrico Mazzucchi, Nené, Francesco Rizzo, Bruno Visentin.
Attaccanti. Renzo Cappellaro, Felix Alberto Gallardo, Gigi Riva.
Allenatore. Arturo Silvestri.
La formazione tipo. Colombo; Martiradonna, Spinosi, Longo, Tiddia; Visentin, Nené, Cera, Greatti; Gallardo, Riva.
Marcatori. 9 Riva, 6 Rizzo, 5 Nené, 4 Visentin, 3 Cappellaro, 2 Gallardo e Greatti, 1 Cera e Martiradonna.
Stagione 1965-66
Per cercare la non facile conferma in alta classifica, la società del presidente Rocca volle rinforzare la rosa e in modo particolare la difesa. Il bravo Colombo, richiesto dalla Juventus, fu ceduto ma al suo posto arrivarono altri due portieri, Mattrel dalla stessa Juventus e Pianta dall'Atalanta. L'unico altro giocatore in uscita fu Antonio Congiu, che alla fine della stagione precedente aveva appeso le scarpette al chiodo. Il reparto dei difensori fu arricchito con il coriaceo centrale Niccolai, proveniente dalla Torres, che sarebbe diventato un punto fermo della retroguardia rossoblu, nonostante ogni tanto commettesse degli errori che si trasformavano in auto-gol. Insieme a lui arrivò il terzino Longoni, abile battitore di calci di rigore, proveniente dal Modena. Tutti i nuovi giocatori furono acquisiti a titolo definitivo, mentre i prestiti di Nené e Gallardo furono prolungati. Nella rosa ritornò il centrocampista cagliaritano Claudio Varsi, che a fine stagione avrebbe lasciato il calcio; e fu inserito anche un altro portiere, Moriano Tampucci, proveniente dalla Lucchese.
Nonostante i rinforzi, il campionato del Cagliari fu abbastanza buono nella prima parte, ma piuttosto difficoltoso nella seconda, visto che i rossoblu conquistarono 18 punti nel girone di andata e solo 12 in quello di ritorno. Alla fine non si riuscì a confermare il sesto posto e ci si dovette accontentare dell'undicesimo. Anche la Coppa Italia fu avara di soddisfazioni e il Cagliari, che aveva eliminato il Novara nel primo turno, uscì al secondo ad opera dell'Atalanta. Rimase però immutato il solido equilibrio di squadra che Silvestri aveva saputo costruire, infatti, rispetto alle diciotto squadre partecipanti, la difesa rossoblu fu la nona del campionato (37 gol subiti) e l'attacco il decimo (36 gol fatti).
Un'altra conferma fu il valore di Gigi Riva, che aumentò il bottino personale di segnature e ribadì il suo primato fra gli avanti rossoblu. Le sue doti tecniche, atletiche e caratteriali brillavano in modo sempre più chiaro e nel giugno del 1965 il commissario tecnico della Nazionale, Edmondo Fabbri, lo aveva convocato per l'amichevole contro l'Ungheria. Riva aveva giocato quasi per intero quella partita, non aveva segnato ma da quel giorno non avrebbe più lasciato la maglia azzurra. Nell'estate del 1966, appena terminato il campionato, Fabbri lo aggregò al gruppo degli azzurri che si preparavano ad affrontare il Mondiale d'Inghilterra.
Riva non faceva parte della lista ufficiale dei giocatori e non disputò alcuna partita; nelle intenzioni di Fabbri, il giovane di Leggiuno avrebbe dovuto "apprendere" osservando. Quel campionato mondiale andò male per l'Italia, tutti sappiamo della clamorosa eliminazione subita dagli azzurri ad opera della Corea del Nord. Nel 1997, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, l'ex nazionale Giacomo Bulgarelli disse: "Riva aveva 21 anni ed era gia' maturo per un mondiale. Se Fabbri avesse inserito Riva nella lista dei ventidue, non ci sarebbe stata la Corea". Queste parole fanno capire quanto fosse alta, già allora, la stima e la considerazione nei confronti dell'attaccante del Cagliari.
La rosa.
Portieri. Sergio Bertola, Carlo Mattrel, Pietro Pianta, Moriano Tampucci.
Difensori. Miguel Angelo Longo, Giuseppe Longoni, Mario Martiradonna, Comunardo Niccolai, Enrico Spinosi, Mario Tiddia, Raffaello Vescovi.
Centrocampisti. Pierluigi Cera, Ricciotti Greatti, Enrico Mazzucchi, Nené, Francesco Rizzo, Claudio Varsi, Bruno Visentin.
Attaccanti. Renzo Cappellaro, Felix Alberto Gallardo, Gigi Riva.
Allenatore. Arturo Silvestri.
La formazione tipo. Mattrel; Martiradonna, Vescovi, Longo, Longoni; Rizzo, Nené, Cera, Greatti; Gallardo, Riva.
Marcatori. 11 Riva, 10 Rizzo, 4 Cappellaro e Longoni, 3 Greatti, 2 Gallardo, 1 Nené e Visentin.
Stagione 1966-67
Il campionato del 1965-66 aveva detto al Cagliari che per raggiungere le posizioni di alta classifica non si poteva prescindere da investimenti importanti nella rosa. La campagna acquisti fatta nell'estate del '65, per quanto buona, non era stata sufficiente per la conferma del sesto posto. Il presidente Rocca affrontò dunque il nuovo calciomercato con piglio più deciso, anche perché la stagione entrante prevedeva l'esordio del Cagliari in un torneo europeo, la Mitropa Cup.
Spinosi e Mazzucchi lasciarono il calcio. Il portiere Tampucci fu dato in prestito al Quartu, mentre Bertola fu ceduto al Verona e l'attaccante Cappellaro al Genoa (squadre militanti in serie B) entrambi a titolo definitivo. Per l'altro attaccante, Gallardo, non fu rinnovato il prestito con il Milan (che cedette il calciatore ai brasiliani del Palmeiras). Gallardo e Cappellaro nelle due ultime stagioni avevano segnato davvero poco, era quindi chiara l'intenzione della società rossoblu di affiancare a Riva un'altra punta in grado di segnare un soddisfacente numero di gol.
Il nome giusto fu individuato nel centravanti Roberto Boninsegna. Colui
che sarebbe diventato uno degli attaccanti italiani più prolifici
(271 gol tra serie A e B, più altri nove con la maglia della
Nazionale), arrivava a titolo definitivo dal Varese (appena retrocesso in serie B). Ancora non aveva
dimostrato a pieno tutte le sue qualità di attaccante tenace,
combattivo e di goleador. L'Inter, che lo aveva fatto crescere nel
suo settore giovanile, sentito il parere dell'allenatore Helenio
Herrera, decise che Boninsegna dovesse "farsi le ossa" in
cadetteria. Così il ventenne attaccante giocò a Prato e poi a
Potenza, prima di passare al Varese. Nel campionato 1964-65 Boninsegna aveva messo a segno solo cinque gol, ma il Cagliari, come
aveva già fatto con Riva, ebbe il merito di credere nelle sue potenzialità. Fu un'altra scommessa vinta, perché il nuovo arrivato, per
quattro stagioni, avrebbe formato con Riva una delle coppie d'attacco più
forti d'Italia.
Un altro acquisto importante fu quello di Adriano Reginato, estremo difensore proveniente dal Vicenza. Sebbene fosse già trentenne, il Cagliari decise di puntare sulla sua esperienza e la fiducia fu ripagata. Per tutte le prime sette giornate di campionato Reginato riuscì a mantenere inviolata la porta cagliaritana, un record che in Italia pochissimi portieri sono riusciti a superare. E fu anche merito suo se il Cagliari alla fine fu la squadra che subì meno gol (17), meglio della Juventus (19) vincitrice del campionato. Da Vicenza arrivò anche il centrocampista Tiberi, un affidabile combattente di scuola romanista, che rimpiazzava Mazzucchi. Per completare numericamente il reparto attaccanti, furono prelevati Raffaello Ciocca dal Palermo e Renzo Brando dal Prato, acquisiti anch'essi a titolo definitivo. Infine, il Cagliari chiese e ottenne nuovamente dalla Juventus il prestito di Nené, un calciatore dal quale, per la qualità tecnica e l'intelligenza tattica che mostrava in campo, il Cagliari non si sarebbe più separato.
Anche la guida tecnica cambiò e a Silvestri, richiesto dal "suo" Milan, subentrò Manlio Scopigno. Oggi è facile parlare in termini entusiastici dell'allenatore che portò il Cagliari a conquistare l'unico scudetto della sua storia, ma in quel momento nessuno poteva pensare che Scopigno avrebbe lasciato da subito un'impronta più che positiva sulla squadra. Il tecnico friulano aveva dimostrato buone capacità alla guida del Vicenza, tra il 1961-62 e il 1964-65, conquistando alcuni piazzamenti di rilievo (due sesti posti e un settimo posto); ma, passato sulla panchina dell'ambizioso Bologna, era stato esonerato dopo sole cinque partite, forse più per dissapori con la dirigenza felsinea che per le due sconfitte consecutive patite dalla squadra dopo le prime due vittorie (una all'esordio, a spese del Cagliari).
Il Cagliari di Scopigno si presentò all'avvio di stagione rinforzato, si può dire, in tutti i reparti. La prima partita ufficiale però fu una vera delusione, visto che i rossoblu furono immediatamente eliminati dalla Coppa Italia ad opera dell'Arezzo, che giocava in serie B e che, oltretutto, alla fine del campionato sarebbe retrocesso in serie C. In novembre la squadra di Scopigno fu eliminata anche dalla Mitropa Cup, ad opera dei serbi del Sarajevo. La gara d'andata degli ottavi di finale fu vinta dal Cagliari (2-1), ma nella partita di ritorno gli slavi si imposero segnando un gol in più (3-1) e passarono il turno.
In campionato le cose andavano decisamente meglio e il Cagliari fece punti nelle prime sette partite, fermato all'ottava dalla sconfitta di misura sul campo della Juventus. Prima dello stop, il Cagliari aveva segnato undici gol, dei quali sei realizzati da Riva e quattro da Boninsegna (uno da Greatti). In seguito la fame di reti della coppia d'attacco rossoblu si attenuò un po' e le due punte, nelle restanti 22 partite, misero a segno rispettivamente altri 12 e 5 gol. Quanto bastava, comunque, perché Riva e Boninsegna insieme firmassero 27 centri sui 35 totali della squadra (che ponevano il Cagliari al sesto posto per capacità realizzativa).
I rossoblu, come nel campionato precedente, ebbero un calo di rendimento durante il girone di ritorno. Infatti, mentre avevano chiuso l'andata con 23 punti, nella seconda metà del torneo arrivarono a quota 17. In questo caso la ragione principale del rallentamento fu l'assenza di Riva nelle ultime nove partite. Il goleador si era infortunato gravemente nella partita giocata con la Nazionale in Portogallo. I 40 punti ottenuti valsero ad ogni modo il sesto posto in classifica, per cui il Cagliari riuscì ad eguagliare quello che era, fino al momento, il suo migliore piazzamento nella massima serie calcistica nazionale.
La rosa.
Portieri. Carlo Mattrel, Pietro Pianta, Adriano Reginato.
Difensori. Miguel Angelo Longo, Giuseppe Longoni, Mario Martiradonna, Comunardo Niccolai, Mario Tiddia, Raffaello Vescovi.
Centrocampisti. Renzo Brando, Pierluigi Cera, Ricciotti Greatti, Nené, Francesco Rizzo, Bruno Visentin.
Attaccanti. Roberto Boninsegna, Raffaello Ciocca, Gigi Riva, Sandro Tiberi.
Allenatore. Manlio Scopigno.
La formazione tipo. Reginato; Martiradonna, Vescovi, Longo, Longoni; Rizzo, Nené, Cera, Greatti; Boninsegna, Riva.
Marcatori. 18 Riva, 9 Boninsegna, 4 Nené, 2 Rizzo, 1 Greatti (+1 autogol).
Stagione 1967-68
Si doveva ripartire dunque dalla difesa del sesto posto, ma l'obiettivo sfumò. Il Cagliari concluse il campionato del 1967-68 al nono posto, con 31 punti, 44 gol all'attivo e 38 al passivo. Il suo cammino in Coppa Italia si fermò anche questa volta al primo turno, ad opera del Milan, la squadra che poi avrebbe vinto lo scudetto. In Mitropa Cup, invece, il Cagliari riuscì questa volta a superare il primo turno, eliminando agevolmente i cecoslovacchi del Banik Ostrava, travolti all'Amsicora (6-0) con doppiette di Riva e Boninsegna (il 3-2 per i padroni di casa nella gara di ritorno fu una sconfitta indolore per i rossoblu). Nei quarti di finale, però, i cagliaritani furono sconfitti in entrambe le partite per uno a zero dalla squadra macedone del Vardar di Skopje.
Si trattò di una stagione abbastanza complicata per i rossoblu, che dovettero fare i conti con due fatti certamente destabilizzanti, cioè l'improvvisa sostituzione di Scopigno alla vigilia del campionato e, poco più avanti, le dimissioni del presidente Rocca, l'uomo che aveva portato il Cagliari nel calcio che conta. La società fu affidata pro tempore al commissario Giorgio Lombardi.
Il siluramento di Scopigno, che nel frattempo era stato premiato con il Seminatore d'oro come migliore allenatore della precedente stagione, è ancora oggi un fatto non del tutto chiaro, anche se è certo che non dipendesse da questioni tecniche. La sua origine fu negli Stati Uniti, dove il Cagliari, nell'estate del 1967, insieme ad altre squadre europee e sudamericane, era stato invitato dalla United Soccer Association per giocare il campionato in rappresentanza di un club statunitense. Nei fatti, le società nordamericane che avevano aderito alla Associazione, nata dalla caotica scissione della Federazione, non avevano avuto il tempo di allestire una propria squadra. Il Cagliari rappresentò il Chicago Mustangs e terminò al terzo posto nel girone della Western Division, restando fuori dalla finale per il titolo. La rosa comprendeva praticamente tutti i giocatori a disposizione di Scopigno, con l'eccezione di Riva, più alcuni elementi di altre squadre, tra i quali l'argentino della Spal Oscar Massei. Boninsegna vinse il titolo di capocannoniere del torneo (11 gol).
Si racconta che Scopigno, durante una cena all'ambasciata italiana, non trovando un bagno, urinò dietro un cespuglio del giardino, complice una bevuta di whisky. Il fatto ovviamente creò imbarazzo e la notizia arrivò anche a Cagliari, alle orecchie di Rocca. Sembra che il presidente rossoblu abbia poi telefonato all'allenatore per chiedergli chiarimenti e che Scopigno abbia chiuso la breve conversazione in modo brusco. Questi fatti non dovettero fare piacere a Rocca, ma è difficile pensare che abbiano provocato la decisione di esonerare il tecnico. E' più probabile che il vero motivo del licenziamento sia stato la presa di posizione, netta e poco diplomatica, che Scopigno aveva assunto in difesa delle rivendicazioni economiche dei suoi giocatori, i quali chiedevano l'aumento degli ingaggi.
Al posto di Scopigno, Rocca chiamò Hector Puricelli, che fu dunque il primo tesserato uruguaiano nella storia del Cagliari. Puricelli era una figura di primo piano nel panorama calcistico italiano, aveva militato da calciatore nel Bologna tra il 1938 e il 1944, vincendo due scudetti e segnando ben 86 gol. Più di 50 gol segnò anche con la maglia del Milan, squadra con la quale chiuse la sua carriera in serie A nel 1949. Dopo si era dato alla carriera da allenatore, cominciando proprio con il Milan, che condusse allo scudetto del 1955 e proseguendo poi sulle panchine di diverse altre squadre. La sua ultima esperienza tecnica, prima di arrivare a Cagliari, era stata ad Alessandria e si era conclusa anzitempo con l'esonero.
Il calciomercato fu abbastanza sottotono, tanto che l'unica operazione davvero importante è quella che legò Nené alla maglia rossoblu a titolo definitivo. Per il resto, arrivarono l'ormai trentatreenne attaccante inglese Hitchens dall'Atalanta, i centrocampisti Moro dall'Olbia e Badari dalla Reggiana. Tampucci rientrò alla base e dal vivaio cagliaritano fu portato in prima squadra il difensore Dessì. Anche le operazioni in uscita furono tutte a titolo definitivo, il portiere Mattrel fu ceduto alla Spal, Tiberi all'Atalanta, Visentin al Padova, Brando al Parma e Ciocca al Pescara.
Il campionato del Cagliari di Puricelli, tutto sommato anonimo, fu almeno in parte nobilitato dai tre punti conquistati a spese dei campioni d'Italia del Milan, fermati sul 2-2 all'Amsicora (doppietta di Riva) e poi battuti per 1-0 a San Siro (rete segnata da Hitchens). Il Cagliari vinse anche una partita a tavolino (0-2 a Milano contro l'Inter), perché al termine del primo tempo, mentre le squadre rientravano negli spogliatoi, Longo era stato colpito e ferito al volto da un oggetto lanciato dalle gradinate. A rendere poco brillante la stagione dei rossoblu contribuì pure la lunga squalifica inflitta a Boninsegna dal giudice sportivo. L'attaccante, ritenendo di essere stato espulso ingiustamente durante la partita di Varese, protestò smodatamente contro l'arbitro e il guardalinee. La punizione fu la squalifica per undici giornate, poi ridotte a nove, ma il centravanti rossoblu (forse per volontà della società) restò lontano dai campi di gioco per dodici partite consecutive.
Al termine del campionato il Cagliari prese parte, per la prima ed unica volta, alla Coppa delle Alpi. Il torneo si svolse in Svizzera e Germania tra squadre elvetiche, italiane e tedesche suddivise in due gruppi. Il Cagliari, inserito nel gruppo B, sconfisse Juventus, Lucerna e Young Boys, e pareggiò con Eintracht e Shalke 04. I rossoblu conclusero il girone al primo posto in condominio con lo Shalke, ma per la migliore differenza reti furono i tedeschi a giocare (e vincere) la finale.
La rosa.
Portieri. Pietro Pianta, Adriano Reginato, Moriano Tampucci.
Difensori. Riccardo Dessì, Miguel Angelo Longo, Giuseppe Longoni, Mario Martiradonna, Comunardo Niccolai, Mario Tiddia, Raffaello Vescovi.
Centrocampisti. Alessio Badari, Pierluigi Cera, Ricciotti Greatti, Michele Moro, Nené, Francesco Rizzo.
Attaccanti. Roberto Boninsegna, Gerry Hitchens, Gigi Riva.
Allenatore. Hector Puricelli.
La formazione tipo. Pianta; Martiradonna, Vescovi, Longo, Longoni; Rizzo, Nené, Cera, Greatti; Boninsegna, Riva.
Marcatori. 13 Riva, 5 Boninsegna, Greatti, Nené e Rizzo, 4 Hitchens, 1 Badari, Cera, Martiradonna e Niccolai (+1 autogol, +2 gol attribuiti dal giudice sportivo).
1969. Lo scudetto sfiorato
Fu come se la società del presidente Efisio Corrias ormai sentisse di avere lo scudetto a portata di mano. Il risultato deludente della stagione appena finita non agì da freno, anzi spronò a cercare di rinforzare ulteriormente l'organico, che fu messo nuovamente sotto la guida tecnica di Scopigno, "perdonato" dal nuovo massimo dirigente rossoblu. Arrivarono a Cagliari, tutti a titolo definitivo, il portiere della nazionale, Albertosi, dalla Fiorentina; i difensori Tomasini, dal Brescia e Zignoli, di scuola milanista, dal Bari; i centrocampisti Brugnera, anche lui dalla Fiorentina, Ceccolini dalla Vis Pesaro e Ferrero, dal Monza. Per il resto, la rosa fu alleggerita con cinque cessioni definitive, Rizzo (alla Fiorentina), Vescovi (al Brescia), Pianta (al Vicenza), Badari (al Monza), Moro (all'Olbia), più i prestiti di Tampucci e Dessì all'Olbia. In quell'estate del 1968, inoltre, appese le scarpette al chiodo Mario Tiddia, rossoblu di lungo corso. Nessun movimento riguardò gli attaccanti, tra i quali Riva fece ancora di più la parte del leone; infatti nel campionato 1968-69 Rombo di Tuono segnò 20 gol, praticamente la metà di tutti quelli segnati dal Cagliari, e fu il capocannoniere della serie A.
Enrico Albertosi era in quel momento quanto di meglio si potesse avere tra i pali. Il giornalista Carlo Felice Chiesa ha scritto di lui che aveva «fisico stratosferico, colpo d’occhio eccezionale, riflessi felini e quella facilità d’inarcarsi in volo che conquistò subito tecnici e tifosi». Non a caso era nel giro della Nazionale azzurra fin dal 1961 e portiere titolare dal 1966, in concomitanza con il Mondiale d'Inghilterra. Fu l'unico a salvarsi dal profondo rinnovamento che interessò la squadra italiana dopo la precoce eliminazione ad opera della Corea del Nord. La Fiorentina non lo avrebbe mai ceduto, in condizioni normali, ma sembra che il portiere allora fosse in rotta con la società. Secondo un'altra versione, Albertosi fu ceduto perché la finanze della Viola non erano molto in salute; questa versione è però contestata da chi sostiene che Albertosi e Brugnera passarono al Cagliari in uno scambio secco con Rizzo, quindi senza entrate nelle casse della Fiorentina. Albertosi, ad ogni modo, non gradì il trasferimento al Cagliari, salvo poi ricredersi (come ha ripetuto in varie interviste) e non soltanto perché in Sardegna vinse il suo primo scudetto, ma anche per il calore umano che lo accolse e lo conquistò per sempre.
Brugnera era un giocatore di talento e a Firenze lo chiamavano il "piccolo Di Stefano". Aveva iniziato la carriera come attaccante (71 presenze e 23 reti segnate nei cinque anni con la maglia viola); poi si era convertito nel ruolo di centrocampista, senza però perdere l'abitudine al gol, infatti nella lunga militanza rossoblu ne segnò 42 (tra serie A, B e Coppa Italia). Tomasini e Zignoli contribuirono a dare alla difesa quella tenuta che nel precedente campionato era mancata, tanto è vero che stavolta i gol subiti furono soltanto 18, cioè 20 in meno.
Come al solito, si cominciò con la Coppa Italia. Il turno eliminatorio si svolse tra 8 e 22 settembre. I rossoblù non ebbero difficoltà a qualificarsi per i quarti di finale, vincendo il gruppo 9 davanti a Reggina, Perugia e Livorno. Poi, il 29, prese il via il campionato.
Se escludiamo la pesante sconfitta sul campo dell'Inter (4-0), il Cagliari fece un girone di andata da pretendente allo scudetto, chiudendo in testa con 24 punti davanti alla Fiorentina (23) e al Milan (22). Tra i risultati, spiccano le due vittorie consecutive ottenute in trasferta sui campi della Juventus (1-2) e della Roma (1-4), nonché il pareggio a reti bianche conquistato in casa dei campioni uscenti del Milan.
Purtroppo il girone di ritorno non fu altrettanto esaltante. I rossoblu, con 17 punti, furono soltanto settimi nella classifica parziale. La Fiorentina totalizzò invece altri 22 punti, il Milan 19. Il Cagliari ebbe diversi inciampi dopo il giro di boa, a cominciare dal passo falso interno con il modesto Varese (0-0), che all'andata era stato travolto per 6-1, per proseguire con la sconfitta di misura patita all'Amsicora ad opera della Juventus; l'evitabile sconfitta di Napoli ed altri punti persi nei pareggi a Vicenza, Pisa e in casa contro la Sampdoria, tre squadre del fondo classifica, completarono l'emorragia di punti. Questi inopinati scivoloni vanificarono alcuni ottimi risultati ottenuti dai rossoblu contro Inter (1-0), Fiorentina (1-1, come all'andata) e Milan (3-1).
Grazie alla maggiore costanza di rendimento la Viola vinse il campionato con 45 punti, davanti al Cagliari e al Milan, appaiati a 41 ma con i rossoblu davanti per la differenza reti (+23, la migliore del campionato, contro +19 dei milanisti).
Anche la Coppa Italia riservò un'amara delusione. Superati brillantemente i quarti di finale a spese della Juventus, il Cagliari entrò nel girone finale con le altre tre qualificate, la Roma, il sorprendente Foggia, militante in serie B, e il Torino. I rossoblu conquistarono due buoni pareggi a Foggia e Roma, quindi nella prima gara interna batterono nettamente il Torino (2-0). Poi, nella seconda metà di giugno, ci fu il crollo in classifica causato dalle sconfitte interne consecutive contro Roma (1-2) e Foggia (2-3). Il Cagliari provò a risalire la china vincendo a Torino (2-1), ma era ormai scritto che la vincitrice del torneo sarebbe uscita dalla sfida Foggia-Roma. Trionfarono i capitolini. Il Cagliari, anche qui, dovette accontentarsi del secondo posto.
La piazza d'onore della serie A, però, fruttò almeno la soddisfazione della qualificazione ad una delle grandi manifestazioni calcistiche europee del tempo, la Coppa delle Fiere, l'antesignana della Coppa Uefa.
La rosa.
Portieri. Enrico Albertosi, Adriano Reginato.
Difensori. Miguel Angelo Longo, Giuseppe Longoni, Mario Martiradonna, Comunardo Niccolai, Giuseppe Tomasini, Giulio Zignoli.
Centrocampisti. Mario Brugnera, Pierluigi Cera, Giuseppe Ferrero, Ricciotti Greatti, Nené.
Attaccanti. Roberto Boninsegna, Gabriele Ceccolini, Gerry Hitchens, Gigi Riva.
Allenatore. Manlio Scopigno.
La formazione tipo. Albertosi; Martiradonna, Niccolai, Longo, Longoni; Brugnera, Nené, Cera, Greatti; Boninsegna, Riva.
Marcatori. 20 Riva, 9 Boninsegna, 6 Brugnera, 2 Cera e Greatti, 1 Nené (+1 autogol).
1970. Campioni d'Italia
Cosa mancava alla squadra di Scopigno per vincere lo scudetto? Soltanto la costanza nel rendimento. Il campionato 1968-69 aveva visto un Cagliari quasi infallibile nel girone d'andata, ma dopo il giro di boa i passi falsi dei rossoblu erano stati diversi, troppi per riuscire a battere la concorrenza di tutte le altre pretendenti al titolo tricolore. Insomma, la squadra doveva solo riuscire a camminare con lo stesso passo lungo l'intero torneo, perché la forza, la compattezza, la qualità tecnica dell'organico era fuori discussione; tuttavia, la società trovò il modo di renderla ancora più competitiva.
Cedere Roberto Boninsegna all'Inter, poteva sembrare una mossa infelice per una squadra che mirava a rinforzarsi, ma Arrica sapeva il fatto suo. L'operazione che portò Bonimba da Cagliari a Milano, fruttò alla società sarda l'arrivo di tre calciatori, Poli, Gori e Domenghini, giocatori di buon livello che si sarebbero rivelati molto importanti per gli equilibri tattici della squadra rossoblu. Altri scambi di giocatori furono conclusi con la Fiorentina e con l'Atalanta; a Firenze fu destinato Longoni per avere un altro difensore, Mancin, mentre a Bergamo si trasferì Longo in cambio dell'attaccante Nastasio. A proposito di attaccanti, l'anziano Hitchens fece ritorno in patria, per giocare nelle file del Worcester, mentre Ceccolini passò all'Udinese; anche il centrocampista Ferrero lasciò Cagliari, per giocare nel Genoa. Per completare il quadro dei trasferimenti, il portiere Tampucci rientrò in sede dall'Olbia, mentre il giovane difensore Dessì fu confermato in prestito alla stessa squadra gallurese.
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