Dopo la sconfitta alla Sardegna Arena ad opera del Napoli, il Cagliari è giunto al bivio decisivo per le sorti del suo campionato. Era risorto dalle ceneri della passata stagione per arrivare a sognare - legittimamente - la qualificazione alla prossima Europe League, ma una lunga serie di sconfitte lo ha allontanato, forse definitivamente, da quel possibile traguardo.
La sofferenza del 2019. Il Cagliari ha affrontato la stagione del Centenario dopo avere chiuso un campionato complicato, che aveva visto la squadra di Maran navigare a lungo nella bassa classifica. Il momento più negativo era stato quello a cavallo tra gennaio e febbraio 2019, caratterizzato delle pesanti sconfitte consecutive ad opera di Sassuolo, Atalanta e Milan. La società sembrava in confusione. In febbraio il ds Carli rilasciava un'intervista a Videolina con cui si assumeva tutta la responsabilità di quel momento negativo perché - diceva esplicitamente - il mercato l'aveva fatto lui. Ma sappiamo bene che un ds non opera in totale autonomia, perché le sue scelte devono essere condivise dalla società, dall'allenatore e in primo luogo dal presidente. Inoltre, pochi giorni prima, parlando anche lui ai microfoni di Videolina, il presidente Giulini aveva dato la sufficienza piena al mercato di gennaio, affermando che si sarebbe potuto fare anche di più se il Nacional di Montevideo non si fosse opposto alla cessione di Nandez. Insomma, le parole di Giulini contraddicevano quelle di Carli.
Maran non si assumeva nessuna responsabilità precisa. Le pochissime vittorie, i tanti pareggi e le troppe sconfitte, i pochissimi gol segnati e i tanti subiti erano per lui la conseguenza dei numerosi infortuni, che avevano ridotto la possibilità di fare cambi di formazione e sostituzioni. Ed è vero, le tante assenze hanno messo in difficoltà l'allenatore; però la crisi di risultati e di gioco era cominciata ben prima, quando l'unico giocatore titolare infortunato era Castro. Insomma, sembrava che Maran, in ultima analisi, addebitasse tutto ai dirigenti, che in gennaio non erano stati capaci di rinforzare adeguatamente l'organico. Ma se è vero che la società aveva acquistato un giocatore decisamente fuori forma (Thereau) e un altro ancora infortunato (Cacciatore), è pure vero che erano arrivati anche un ottimo terzino (Pellegrini), che ha rinforzato la fascia sinistra, un buon centrocampista (Oliva) e pure un altro attaccante (Despodov), ma questi ultimi due Maran non li ha mai (o quasi) utilizzati.
Però l'allenatore è stato bravo a lavorare sull'aspetto psicologico e il Cagliari alla fine è riuscito a salvarsi grazie soprattutto ad alcune buone prove di carattere e lucidità mentale, che hanno portato i punti necessari per la conferma nella massima serie.
Il Cagliari a due facce del 2020. Nella stagione in corso è successo tutto e il contrario di tutto. Prima la luce, poi il buio. La squadra, dopo i primi due passi falsi casalinghi, ha messo in fila solo risultati utili, impreziositi dalle vittorie conquistate a Napoli e Bergamo. L'inizio difficile è stato determinato sia dall'improvviso infortunio del bomber Pavoletti, sia dal poco affiatamento fra i nuovi giocatori e sia dal fatto che Maran non ha trovato subito la migliore collocazione in campo per alcuni di loro.
Due le soluzioni vincenti ideate dall'allenatore. La prima è stata quella di lasciare il ruolo di regista a Cigarini (oppure Oliva) e spostare in posizione più avanzata Nainggolan, che scompagina le difese con la forza e la tecnica. Funzionava bene anche l'alternanza tra il potente cursore Nandez e il raffinato Castro nel ruolo di interno destro, con l'altrettanto instancabile Rog (oppure Ionita) a sinistra.
La seconda è stata quella di convincere Joao Pedro a giocare come una punta. Non era semplice trasformare un centrocampista-trequartista in attaccante di ruolo e bisogna riconoscere a Maran il merito di essere riuscito a farlo. Ora Joao si muove dentro e fuori l'area di rigore come una punta vera e sta segnando con una certa regolarità. Inoltre sembra trovarsi molto bene con il compagno di reparto Simeone, che non è (o meglio, non lo è da qualche stagione) un attaccante da molti gol, ma che è bravo nel lavoro del centravanti di manovra e di riferimento, sia dentro l'area e sia quando il play cerca un appoggio per organizzare la ripartenza o per lanciare il contropiede.
Per il resto Maran ha riproposto la consueta base tattica, semplice ed essenziale, che prevede il controllo della manovra avversaria e la rapida organizzazione della ripartenza non appena si sia recuperato il pallone. Nel passato campionato questa soluzione tattica ha funzionato bene solo in alcune partite, perché faceva leva soprattutto sulla forza mentale, sulla lucida determinazione dei calciatori che andavano in campo. Oggi invece la stessa soluzione viene supportata da un centrocampo notevolmente rinforzato, che garantisce un rendimento prima impensabile. Anzi, con Nandez, Rog e Nainggolan il Cagliari ha dimostrato di potere anche fare la partita, senza aspettare l'iniziativa altrui e con risultati eccellenti, come è successo nei primi tempi delle gare contro Atalanta e Fiorentina. Nel passato campionato non avevamo mai visto un Cagliari così autorevole nel condurre il gioco, tranne forse nella partita interna con l'Inter.
Il nuovo centrocampo, un mix di grandi capacità atletiche e tecniche, è infatti la vera forza della squadra. Il reparto è capace di garantire con la stessa efficacia le due fasi del gioco. Può spingere in avanti gli attaccanti, aprire le difese avversarie con incursioni fulminanti e proteggere la propria retroguardia come non accadeva da molto tempo. Non è per caso se la difesa rossoblu è stata una delle migliori per quasi tutto il girone di andata, mentre nei tre precedenti campionati era sempre stata tra le peggiori. Aggiungiamo pure che l'infortunato Cragno è stato rimpiazzato da Olsen, un portiere altrettanto affidabile.
A monte di tutto c'è il buon lavoro della società, che questa volta non ha avuto incertezze o abbagli e ha saputo investire nel modo migliore possibile i proventi della cessione di Barella. Perché non basta avere ampia disponibilità finanziaria per costruire una squadra forte, così come avere meno mezzi non porta automaticamente a fare una squadra debole. La cosa fondamentale è sapere fare le scelte giuste, individuare giocatori che non siano solo delle buone o ottime individualità, ma siano adatti a fare un gruppo solido e bene amalgamato. Atalanta docet.
La crisi. Poi, improvvisamente è tornato il buio, forse anche più profondo di quello del peggior momento dell'anno scorso. Dopo il doppio successo (coppa e campionato) contro la Sampdoria, il Cagliari ha smesso di vincere e ha rimediato solo quattro pareggi e ben sei sconfitte. La sconfitta immeritata subita all'Arena ad opera della Lazio deve avere incrinato la forza psicologica della squadra e questo stato mentale ferito si è accompagnato all'evidente calo fisico-atletico di alcuni giocatori. Ma sembra pure che la tattica di gioco rossoblu, vincente nel girone di andata, sia stata ormai compresa e neutralizzata. Maran prosegue sulla stessa via tattica, mentre dovrebbe studiare soluzioni nuove. Il malcontento è cresciuto molto fra i tifosi e forse anche per questo la società ha deciso che la squadra andasse in ritiro prima della partita di Verona, una partita che poteva essere decisiva per la stagione del Cagliari e anche per le sorti dell'allenatore, ma che è stata rinviata per l'insorgenza dell'epidemia da coronavirus. A questo punto la sconfitta interna contro il Napoli dovrà essere cancellata battendo la Roma, ma per riuscirci i rossoblu dovranno tornare a giocare in modo convincente. Un nuovo flop metterebbe fine alle possibilità di raggiungere il sesto posto.
Però l'allenatore è stato bravo a lavorare sull'aspetto psicologico e il Cagliari alla fine è riuscito a salvarsi grazie soprattutto ad alcune buone prove di carattere e lucidità mentale, che hanno portato i punti necessari per la conferma nella massima serie.
Il Cagliari a due facce del 2020. Nella stagione in corso è successo tutto e il contrario di tutto. Prima la luce, poi il buio. La squadra, dopo i primi due passi falsi casalinghi, ha messo in fila solo risultati utili, impreziositi dalle vittorie conquistate a Napoli e Bergamo. L'inizio difficile è stato determinato sia dall'improvviso infortunio del bomber Pavoletti, sia dal poco affiatamento fra i nuovi giocatori e sia dal fatto che Maran non ha trovato subito la migliore collocazione in campo per alcuni di loro.
Due le soluzioni vincenti ideate dall'allenatore. La prima è stata quella di lasciare il ruolo di regista a Cigarini (oppure Oliva) e spostare in posizione più avanzata Nainggolan, che scompagina le difese con la forza e la tecnica. Funzionava bene anche l'alternanza tra il potente cursore Nandez e il raffinato Castro nel ruolo di interno destro, con l'altrettanto instancabile Rog (oppure Ionita) a sinistra.
La seconda è stata quella di convincere Joao Pedro a giocare come una punta. Non era semplice trasformare un centrocampista-trequartista in attaccante di ruolo e bisogna riconoscere a Maran il merito di essere riuscito a farlo. Ora Joao si muove dentro e fuori l'area di rigore come una punta vera e sta segnando con una certa regolarità. Inoltre sembra trovarsi molto bene con il compagno di reparto Simeone, che non è (o meglio, non lo è da qualche stagione) un attaccante da molti gol, ma che è bravo nel lavoro del centravanti di manovra e di riferimento, sia dentro l'area e sia quando il play cerca un appoggio per organizzare la ripartenza o per lanciare il contropiede.
Per il resto Maran ha riproposto la consueta base tattica, semplice ed essenziale, che prevede il controllo della manovra avversaria e la rapida organizzazione della ripartenza non appena si sia recuperato il pallone. Nel passato campionato questa soluzione tattica ha funzionato bene solo in alcune partite, perché faceva leva soprattutto sulla forza mentale, sulla lucida determinazione dei calciatori che andavano in campo. Oggi invece la stessa soluzione viene supportata da un centrocampo notevolmente rinforzato, che garantisce un rendimento prima impensabile. Anzi, con Nandez, Rog e Nainggolan il Cagliari ha dimostrato di potere anche fare la partita, senza aspettare l'iniziativa altrui e con risultati eccellenti, come è successo nei primi tempi delle gare contro Atalanta e Fiorentina. Nel passato campionato non avevamo mai visto un Cagliari così autorevole nel condurre il gioco, tranne forse nella partita interna con l'Inter.
Il nuovo centrocampo, un mix di grandi capacità atletiche e tecniche, è infatti la vera forza della squadra. Il reparto è capace di garantire con la stessa efficacia le due fasi del gioco. Può spingere in avanti gli attaccanti, aprire le difese avversarie con incursioni fulminanti e proteggere la propria retroguardia come non accadeva da molto tempo. Non è per caso se la difesa rossoblu è stata una delle migliori per quasi tutto il girone di andata, mentre nei tre precedenti campionati era sempre stata tra le peggiori. Aggiungiamo pure che l'infortunato Cragno è stato rimpiazzato da Olsen, un portiere altrettanto affidabile.
A monte di tutto c'è il buon lavoro della società, che questa volta non ha avuto incertezze o abbagli e ha saputo investire nel modo migliore possibile i proventi della cessione di Barella. Perché non basta avere ampia disponibilità finanziaria per costruire una squadra forte, così come avere meno mezzi non porta automaticamente a fare una squadra debole. La cosa fondamentale è sapere fare le scelte giuste, individuare giocatori che non siano solo delle buone o ottime individualità, ma siano adatti a fare un gruppo solido e bene amalgamato. Atalanta docet.
La crisi. Poi, improvvisamente è tornato il buio, forse anche più profondo di quello del peggior momento dell'anno scorso. Dopo il doppio successo (coppa e campionato) contro la Sampdoria, il Cagliari ha smesso di vincere e ha rimediato solo quattro pareggi e ben sei sconfitte. La sconfitta immeritata subita all'Arena ad opera della Lazio deve avere incrinato la forza psicologica della squadra e questo stato mentale ferito si è accompagnato all'evidente calo fisico-atletico di alcuni giocatori. Ma sembra pure che la tattica di gioco rossoblu, vincente nel girone di andata, sia stata ormai compresa e neutralizzata. Maran prosegue sulla stessa via tattica, mentre dovrebbe studiare soluzioni nuove. Il malcontento è cresciuto molto fra i tifosi e forse anche per questo la società ha deciso che la squadra andasse in ritiro prima della partita di Verona, una partita che poteva essere decisiva per la stagione del Cagliari e anche per le sorti dell'allenatore, ma che è stata rinviata per l'insorgenza dell'epidemia da coronavirus. A questo punto la sconfitta interna contro il Napoli dovrà essere cancellata battendo la Roma, ma per riuscirci i rossoblu dovranno tornare a giocare in modo convincente. Un nuovo flop metterebbe fine alle possibilità di raggiungere il sesto posto.
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