Sei mesi fa il Cagliari affrontò e sconfisse l'Inter e lo fece giocando una partita propositiva, coraggiosa, determinata all'ottenimento del risultato.
Ieri sera quel Cagliari non lo abbiamo visto. Al suo posto è sceso in campo un Cagliari in assetto difensivo, che ha lasciato all'Inter l'iniziativa, sprigionando soltanto qualche occasionale fiammata. Per almeno tutto il primo tempo abbiamo rivisto lo stesso Cagliari che avevamo visto per la maggior parte dello scorso campionato e che portava a casa gli scarsi risultati, di gioco e di punti, che tutti sappiamo. Nel secondo tempo la squadra di Maran ha provato a scuotersi, ma ci è riuscito soltanto in parte.
Il Cagliari che abbiamo visto ieri sera si è difeso con dieci uomini in area di rigore per lunghi tratti della partita, specialmente nel primo tempo, con un po' di verve in più sulla corsia sinistra, grazie ad alcuni spunti di Pellegrini. Ma questa "prudenza" non ha impedito ai nerazzurri di portarsi in vantaggio con Martinez. Allora si è notata una prima, parziale, reazione rossoblu. In apertura di secondo tempo questa reazione ha dato vita alla migliore delle "fiammate" di cui dicevo prima, da cui è scaturito il bel gol del momentaneo pareggio segnato di testa da Joao Pedro su cross da destra di Nandez.
Il Cagliari però non ha saputo cogliere lo spunto per cambiare radicalmente la sua partita, che anzi l'Inter ha ripreso quasi subito sotto il suo controllo. La squadra di Conte non ha fatto cose eccezionali e chi si aspettava un gioco spumeggiante e schiacciante è sicuramente rimasto deluso. La "Grande Inter" credo sia ancora nel cassetto dei sogni, eppure ai nerazzurri è bastato esprimere possesso palla e supremazia territoriale per arrivare ancora al gol e poi conservare la vittoria.
I rossoblu, dopo la seconda rete milanese di Lukaku, che ha trasformato un calcio di rigore per fallo su Sensi, hanno cercato di produrre ancora una fiammata vincente, si sono spesi almeno sul piano dell'impegno, ma i diversi tentativi non hanno impensierito più di tanto la retroguardia avversaria.
Da cosa è dipeso l'atteggiamento poco propositivo, prevalentemente attendista e difensivo del Cagliari? Innanzitutto, secondo me, da precise disposizioni tattiche di Maran. Poi, forse, anche da una condizione psicologica di singoli e di gruppo che non è certamente al massimo, dopo un inizio di campionato così imprevedibilmente deludente.
Alcuni giocatori chiave, mi riferisco in particolare a Nainggolan e Nandez, non sono ancora riusciti ad esprimere tutto il loro valore. Il Ninja fa disciplinatamente il suo, ma la sua carica agonistica e tecnica non è ancora esplosa. Nandez ogni tanto si mette in luce con qualche buona giocata, ma finora non abbiamo di certo visto il calciatore che mandava in visibilio i tifosi del Boca.
Forse i due devono ancora raggiungere la migliore forma atletica e, soprattutto, calarsi nella nuova realtà cagliaritana, così diversa da quelle di provenienza. Però mi sento di chiamare in causa anche le scelte dell'allenatore. Ninja e Nandez sono calciatori tecnicamente indiscutibili, ma fino ad oggi sono stati schierati in ruoli che non permettono loro di brillare. Nandez rende al meglio quando gioca in posizione centrale, invece in quella zona del campo Maran continua a volere Nainggolan, il quale, a sua volta, potrebbe dare un contributo fondamentale alla manovra offensiva se potesse lavorare più vicino agli attaccanti.
Inoltre, perché Maran si ostina a tenere fuori dall'undici titolare Castro? L'argentino in questo momento è l'unico in grado di dare luce alle giocate offensive della squadra, ma l'allenatore, pur schierando in campo tre giocatori di grande qualità tecnica e anche di tanta quantità (Ninja, Nandez e Rog), gli preferisce Ionita. Ieri sera abbiamo visto un centrocampo disposto più a contenere e a distruggere, che a costruire e offendere.
Oltre alla discreta prova del ri-debuttante Pellegrini, anche la prestazione del nuovo arrivato Olsen mi è sembrata abbastanza buona. Il portiere ha subito i gol su conclusione ravvicinata e su calcio di rigore, ma ha mostrato buona sicurezza con alcune parate e prese alte. Sull'altro neo acquisto Simeone, subentrato nel secondo tempo a Cerri, sospendo il giudizio, perché è vero che non si è distinto per azioni importanti, ma come può essere efficace un centravanti se non viene lanciato a rete, se non viene rifornito di cross? Ha mostrato un dinamismo maggiore e una migliore capacità di palleggio rispetto a Cerri, ma di più non poteva fare, perché la squadra non ha sviluppato abbastanza la manovra offensiva.
Almeno per il gol segnato, considero quasi sufficiente la prova di Joao, che però non è sfuggito al grigiore generale in cui si è mossa la squadra.
Anche ieri sera, come contro il Brescia, il Cagliari ha messo in mostra un gioco molto rallentato, fondato su traiettorie in prevalenza orizzontali, senza verticalizzazioni e incerto, insicuro, fino al punto di ritornare spesso all'indietro, verso i difensori e il portiere invece di provare, con coraggio, a sfruttare i metri conquistati.
Due partite casalinghe contro due avversari molto diversi tra loro per consistenza tecnica, un identico risultato finale. Il Cagliari non poteva iniziare il nuovo campionato in modo peggiore. Adesso che la serie A si ferma per gli impegni della Nazionale, Maran avrà un po' di tempo per fare ritrovare ai suoi uomini quella forza mentale che era stata fondamentale per la risalita nel girone di ritorno del campionato scorso. Ma anche per lavorare al perfezionamento degli schemi di gioco, perché non è accettabile che una squadra con un centrocampo potenzialmente fortissimo, si esprima con una manovra di qualità modesta.
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