L'Italia ha voluto e saputo vincere una partita che si è dimostrata più difficile di quanto si immaginasse. Perché le insidie che potevano venire da un avversario come la Bosnia si conoscevano, ma il fatto è che la squadra balcanica ha superato se stessa, specialmente nel primo tempo e almeno per metà della ripresa.
Gli azzurri di Mancini avevano cominciato come ormai ci hanno abituato a vedere, cioè con formazione molto corta e portata a sviluppare una manovra costante e avvolgente, che nasce per linee centrali e varia rapidamente sulle fasce laterali, per raggiungere l'area avversaria con verticalizzazioni o con cross. E quando gli avversari recuperavano il pallone, l'Italia produceva una pressione aggressiva per chiudere subito lo spazio di manovra. Questa pressione l'avevamo vista anche ad Atene, ma era ancora più necessario attuarla contro la Bosnia, che ha un centrocampo fatto di ragionatori in grado di dare grande rapidità allo sviluppo dell'azione (soprattutto Pjanic), poggiando sui veloci incursori dalle fasce laterali (soprattutto Civic) e avendo come terminale offensivo Dzeko.
Giocando con intensità atletica e con abilità tecnica, gli uomini di Prosinecki sono riusciti a venire a capo del pressing organizzato degli azzurri e in questo modo hanno costruito l'azione, molto bella, che ha permesso a Dzeko di segnare il gol del momentaneo vantaggio poco dopo la mezz'ora.
L'Italia ha provato a reagire, ma i bosniaci riuscivano a controllare e a ripartire pericolosamente. Nel secondo tempo gli azzurri hanno aumentato il ritmo delle loro azioni offensive e tuttavia, di fronte all'ottima organizzazione difensiva dei bosniaci, il pareggio è arrivato solo grazie ad una prodezza balistica di Insigne, che ha colpito al volo un pallone spiovente da calcio d'angolo. Il gol subito non ha fermato la squadra bosniaca, che ha tentato di riportarsi in vantaggio. Sirigu è diventato allora il migliore in campo, perché in almeno tre circostanze il portiere sardo ha salvato la porta azzurra da una nuova capitolazione.
Nella seconda parte della ripresa i bosniaci hanno dovuto fare i conti con l'inevitabile esaurimento delle energie psico-fisiche, che fino a quel momento avevano utilizzato senza risparmio. Anche di questo ha saputo approfittare l'Italia, che ha ripreso in mano il controllo del gioco e ha prodotto un crescente numero di azioni pericolose, fino al gol della vittoria di Verratti. Intanto però il tecnico Mancini aveva escogitato alcune soluzioni tattiche che sono state determinanti per la vittoria. Innanzitutto aveva sostituito Quagliarella, piuttosto in ombra, con il più dinamico ed incisivo Chiesa; poi aveva fatto uscire dal campo il difensore Mancini, che si era trovato in grande difficoltà nella marcatura di Dzeko, facendo entrare al suo posto De Sciglio. Così l'Italia ha guadagnato pericolosità in attacco, ha limitato le scorribande di Dzeko grazie all'esperto Chiellini e ha prodotto più spinta sulla destra grazie a De Sciglio. Aggiungiamo la ormai solita, generosa gara dell'inesauribile Barella, uomo ovunque, e la ricetta della vittoria è completa.
Si voleva vedere la Nazionale all'esame di un avversario forte tecnicamente e ben organizzato tatticamente. Siamo stati accontentati e gli azzurri di Mancini, che hanno saputo resistere nella lunga fase di difficoltà e poi riorganizzarsi e riprendere in mano la partita, ne escono promossi.
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